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Il calvario della 44enne: dalla diagnosi di un fibroma alla morte. L’interrogativo è: “Si sarebbe potuta salvare?”

ospedale francavilla camberlingo

Due interventi chirurgici a Francavilla Fontana – uno di routine, l’altro d’urgenza – poi il trasferimento in condizioni disperate a Brindisi. P. L., fracavillese di 44 anni, è deceduta ieri sera (giovedì 23 marzo) nel reparto di Rianimazione del “Perrino”, dove fino a tre giorni prima era stata tenuta in coma farmacologico. I medici dell’ospedale del capoluogo pare fossero stati chiari fin dal principio: nelle condizioni in cui era giunta da loro, si sarebbe potuta salvare solo grazie a un miracolo. Il miracolo, purtroppo, non c’è stato e P. ha dovuto arrendersi. I suoi familiari vogliono però capire se in qualche modo avrebbe potuto sopravvivere o sopravvivere di più e, per il tramite del loro avvocato di fiducia, hanno denunciato tutto ai carabinieri. La Procura ha quindi aperto un fascicolo per approfondire le cause del decesso e per ricostruire le fasi salienti del suo calvario.

Un calvario che ha inizio più o meno a metà gennaio, quando l’accompagnano al “Dario Camberlingo” in preda a dei forti dolori addominali. Ne seguono il ricovero in Ginecologia e l’operazione per un sospetto fibroma uterino (un tumore benigno piuttosto diffuso tra le donne in età fertile). La 44enne successivamente viene dimessa, ma continua ad avere difficoltà intestinali e il suo addome è molto gonfio rispetto al normale. Non si sente affatto meglio, fin quando un giorno, quand’era in casa, non perde i sensi e i suoi cari sono costretti a chiamare il 118 per un nuovo trasporto in ospedale. Qui è sottoposta a un altro intervento chirurgico – stavolta urgente e ad opera di un’equipe di Medicina Generale – da cui emergono una perforazione dell’intestino e delle masse tumorali in stadio avanzato. I chirurghi fanno il possibile, però le condizioni di restano molto critiche, tanto che dopo altri 15 giorni circa di degenza al Camberlingo ne viene disposto il trasferimento al Perrino. Ma anche qui nessun miglioramento e a tenerla in vita sono i farmaci (coma indotto) e il suo cuore giovane e forte. Il resto è, purtroppo, storia recente: di nuovo cosciente, ieri sera non ce l’ha fatta, si è spenta davanti agli occhi di chi le voleva bene. Questa è almeno, suppergiù, la versione della famiglia.

I familiari, infatti, hanno contattato il loro legale di fiducia perché li assistesse nel formalizzare la denuncia. Si chiedono se la loro congiunta avrebbe potuto in qualche modo farcela e se – soprattutto nella fase iniziale – possa esservi stato qualche errore medico, anche solo di valutazione o di superficialità. Qualche prima risposta potrà darla intanto l’autopsia che il pubblico ministero ha disposto sul corpo della donna. La restante parte della verità emergerà a questo punto dall’eventuale prosieguo dell’inchiesta e del procedimento giudiziario.

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