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Sei anni senza Mimmo Caliandro: un memorial in suo onore e il ricordo di un amico

mimmo caliandro

Mimmo Caliandro
Mimmo Caliandro

Lo scorso 10 giugno, sono passati esattamente sei anni dalla scomparsa del campione di atletica leggera Mimmo Caliandro, che di anni ne aveva soltanto 29, a causa di un incidente in moto non lontano da casa sua a Francavilla Fontana. E proprio sabato 10 giugno – a Carovigno, non a Francavilla – si è tenuto un memorial in suo onore (organizzato dall’Asd Atletica Carovigno e patrocinato dal Comune) cui sono stati invitati i familiari, i colleghi e gli amici di sempre. “Corri con Mimmo”, il nome dato all’iniziativa. Si è trattato di una bella festa di sport per commemorare un mezzofondista fortissimo e un uomo altrettanto eccezionale. Mimmo era espressione di quella generazione di fenomeni, con Giacomo Leone e Ottavio Andriani per citarne un paio, che partendo dalle strade sterrate della Città degli Imperiali, per circa 20 anni, ha stupito il mondo con una lunga scia di record e vittorie. Mimmo cominciò presto: nel ’97 stabilì le due migliori prestazioni nazionali della categoria “cadetti” sui 1000 (2:29.7) e 2000 metri 5:32.8). Successivamente, nel ’99, ecco il primato “allievi” sui 1.500 metri (3:45.62). Nel 2001, l’oro agli Europei “juniores” di Grosseto. Nel 2007, la sua impresa più grande: il successo agli Europei assoluti di Birmingham davanti ad avversari del calibro di Mo Farah.

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L’applauso per Mimmo ai nastri di partenza

Lo Strillone ha chiesto a uno dei suoi tanti amici ed ex compagni d’allenamento, Domenico Attanasi, un ricordo di Mimmo. Un ricordo personale dello sportivo ma, soprattutto, della persona. Eccolo qui di seguito:

«È molto difficile, per chi ha avuto la fortuna di essergli amico, raccontare in poche righe chi era Mimmo Caliandro. Ancora più difficile è ritrarne la figura in maniera equilibrata a soli sei anni dalla sua scomparsa. I ricordi si confondono nella memoria: le risate, il sudore, la fatica degli allenamenti, le gioie per i suoi successi, i “cinque” e gli abbracci si mescolano con le lacrime ed il bruciore di una ferita ancora troppo aperta.

IMG_6009Della carriera sportiva di Mimmo si è detto quasi tutto. Talento straordinario cresciuto sotto la guida di Piero Sternativo (un fratello maggiore, prima che un allenatore), Mimmo era nato per correre. Non si spiega diversamente la facilità con la quale dopo solo pochi mesi di vera preparazione cominciò a mietere successi frantumando un record dopo l’altro. Detiene da vent’anni la migliore prestazione italiana “cadetti” dei 1.000 metri in pista, corsi in 2’29”7. E’ stato primatista italiano dei 2.000 metri sempre nella categoria “cadetti” e dei 1.500 metri in quella “allievi”. Svariate volte campione italiano su diverse distanze. Medaglia d’oro ai campionati europei juniores di Grossetto 2001 sui 1.500 metri. Medaglia d’oro ai campionati europei assoluti indoor di Birmingham 2007 sui 3000 metri. 

IMG_6004Potente sui percorsi accidentati delle corse campestri, agile e veloce in pista, completamente a suo agio su strada. Ci correvi accanto ed avevi l’impressione che tutto per lui fosse facile. Se era in giornata, non c’era percorso, distanza o tattica di gara che potesse metterlo in difficoltà. Disinvolto a qualsiasi andatura ed imbattibile in volata. Nei momenti di massima forma, Mimmo non aveva punti deboli. Lo sanno bene tutti coloro che sono stati suoi avversari nelle competizioni nazionali e internazionali, e – soprattutto – lo sanno bene gli amici e i compagni di allenamento che con Mimmo hanno condiviso una stagione straordinaria e irripetibile dell’atletica francavillese.

«Uno come “questo” nasce una volta ogni cinquant’anni». È la frase che con Piero, Giacomo, Ottavio, Christian, Francesco, Gianpiero e tutti gli altri componenti del gruppo ci ripetevamo più spesso. Non erano le esagerazioni di una banda di maniaci della corsa. Era la verità. Credo che ancora oggi in pochi, troppo pochi, lo sappiano, ma Mimmo era un patrimonio dello sport nazionale. Un <fenomeno>, per usare un aggettivo troppo spesso abusato.

2017-06-12-PHOTO-00002104Fu questa consapevolezza, unita al senso di responsabilità che naturalmente investe colui che si rende conto di avere accanto un vero talento, che ci spinse a stare con Mimmo anche oltre il tempo degli allenamenti e le gare. A fare “rete” intorno al “nostro” campione. In maniera sincera e disinteressata. A conoscerlo meglio. A fare di lui un amico o, in alcuni casi, un fratello minore.

Scoprimmo così che dietro l’aria all’apparenza irriverente e guascona, si nascondeva un ragazzo estremamente generoso e sensibile.

La stessa generosità di mamma Anna e di papà Damiano, sempre pronti ad accogliere gli amici del “loro” Mimmo nella casa di via Terracini.

La stessa sensibilità che oggi si può leggere negli occhi dei figli di Mimmo: Damiano e Christian, frutto dell’unione con Graziella.

Con il suo migliore amico: Christian Resta. Uno dei figli di Mimmo porta il suo nome
Con il suo migliore amico: Christian Resta. Uno dei figli di Mimmo porta il suo nome

Non ricordo una gara importante o un raduno federale dal quale Mimmo non sia tornato con un “pensiero” per i suoi amici. Ricordi che oggi riempiono i cassetti della nostra memoria e che danno la misura di quanto per Mimmo l’ambiente sportivo fosse diventato una seconda famiglia. Un luogo nel quale la competizione finisce nell’esatto momento in cui la competizione finisce. Dove al cospetto del merito e delle doti altrui, le invidie, le gelosie e le altre miserie umane cedono il passo alla ammirazione per gli altri. Alla volontà di trarre sempre il meglio prima di tutto da noi stessi.

È per questi motivi che, per chi lo ha conosciuto, Mimmo ha rappresentato e tuttora rappresenta un esempio da seguire anche fuori dalle piste d’atletica. Caparbio, determinato, consapevole dei propri mezzi senza essere presuntuoso. Il talento e la fatica. La fatica e il talento. In egual misura.

Mimmo se n’è andato troppo presto. A pochi metri da casa sua, sulla stessa strada dove si era sempre allenato, sulla quale aveva coltivato le sua straordinarie capacità e le sue sane ambizioni. Forse è stato un caso. Forse no. Forse è ancora lì che cambia ritmo sull’ultimo rettilineo. Che ci sbalordisce col suo cambio di passo. Imperioso ed elegante. E ci sorride come se avesse fatto la cosa più naturale del mondo».

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