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Il magone di Claudia: «Io, innamorata della Puglia, costretta a emigrare per lavoro: è proprio dura»

claudia semeraro lettera

La storia di Claudia potrebbe essere, anzi: è, quella di molti altri. Gente che, per quanto sia innamorata della propria terra e orgogliosa delle proprie origini, a un certo punto è costretta ad allentare quel cordone ombelicale e ad allontanarsene per “campare”. Claudia Semeraro ha 31 anni e, dopo gli studi, nonostante i tentativi di restare nella sua Oria o perlomeno nella sua Puglia, ha fatto le valigie e oggi vive e lavora a Roma (in una struttura ricettiva) forse perché da queste parti, qui al Sud, magari il lavoro c’è pure, ma evidentemente servono anche altre “qualità”, per così dire, oltre alle capacità e alle competenze acquisite. Ieri, domenica 2 giugno, Claudia ha preso figuratamente carta e penna (in realtà le sono stati sufficienti pc e tastiera) e ha scritto a “Inchiostro di Puglia” (dal blog al libro a una seguitissima pagina facebook) che pone l’accento proprio su casi simili al suo. Ed è una lettera tanto struggente quanto purtroppo vera e, a tratti, disarmante che val la pena riportare:

“Ciao Inchiostro di Puglia!

Ho appena messo il like alla tua pagina, ma la conosco da molto tempo. È da tanto che leggo le esilaranti storie che decidi di condividere con noi, o le storie tristi, quelle che ti fanno venire il magone leggendole.

Claudia Semeraro
Claudia Semeraro

Io ti voglio raccontare la mia, brindisina in trasferta a Roma. La mia è una storia come tante altre, il liceo fuori dal paesino, l’università a Lecce (perché ho sempre sostenuto di non voler lasciare la mia terra!), la prima laurea in lingue (con trasferta trimestrale a Londra per fare la cameriera in estate e migliorare l’inglese), poi l’iscrizione alla magistrale, un anno di Erasmus a Siviglia. Bella, bellissima esperienza. Il mio non è stato un Erasmus alcolico, cioè sì, c’è stato anche quello, ma ho cercato di godere appieno il meglio di quell’esperienza meravigliosa.

Tutto bello come dicevo, poi sono tornata a Casa, con un po’ di fatica mi sono laureata e ho continuato a difendere con forza la mia volontà di restarci in quella Casa chiamata Puglia.

Il master pagato con i soldi di un’estate sacrificata, un tirocinio di quelli che in Puglia sanno offrire (stendiamo un velo pietoso), nel frattempo le ripetizioni per non pesare sui miei ancora a 30 anni suonati. Finalmente a febbraio in una struttura ricettiva qualcuno legge il mio cv, a Roma. Avevo perso il conto dei curricula inviati, ero sorpresa. Ma dopo 36h ero su un pullman verso la capitale. Ho fatto due colloqui, quel posto in reception finalmente è mio!

Faccio i bagagli, piango, saluto in fretta i nonni, il fidanzato, gli amici, il mio cane, i miei genitori e piango, molto! Piango perché lasciare la propria terra a 30 anni fa male come ricevere un pugno nello stomaco. È un dolore sordo, ma che ti toglie il respiro. Potrei dire di avercela fatta, ma non è così! Ce l’avrò fatta quando sarò tornata a casa, quando lavorerò per migliorare la mia terra, quella terra che mi ha mandata via, che ha mandato via tanti, troppi giovani ormai stanchi di non avere prospettive.

Io ti amo Puglia mia, un amore viscerale, inspiegabile, un amore malato. Prima o poi splenderai come meriti e i tuoi figli non avranno più bisogno di chiudere il cuore in un trolley. Ciao Inchiostro, voglio bene anche a te.

Claudia.”

 

 

 

 

 

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