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L’idea imprenditoriale della figlia di Riina e di suo marito: il caffè in cialde di “Zu Totò”

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Una linea di prodotti ispirata al capo dei capi di Cosa Nostra Totò Riina e intitolata “Zu Totò”. L’idea – destinata a far discutere – è del genero Antonino “Tony” Ciavarello e della figlia del boss Maria Concetta che, come noto, da anni risiedono a San Pancrazio Salentino. La strategia di marketing studiata o anche solo ipotizzata dai due prevede intanto il lancio del brand – con tanto di faccia stilizzata dello “zio” Totò – mediante la commercializzazione di caffè in cialde, per il resto si vedrà. Secondo loro, evidentemente, le potenzialità ci sono tutte e, difatti, i riscontri non sono mancati. Anzi, c’è chi non vede l’ora di sorseggiare una tazzina della prelibata miscela.

Maria Concetta Riina e suo marito hanno, a questo proposito anche avviato una sorta di crowdfoundind (ricerca fondi online) su di un sito specializzato per mettere a frutto i loro propositi imprenditoriali. I due, che l hanno un discreto seguito sui social, scrivono di sé:  «Siamo in due… Maria Concetta Riina e il marito Antonino Ciavarello, vogliamo commercializzare alcuni prodotti a marchio Zù Totò, iniziamo con le cialde di caffè, facciamo questa prevendita per raccogliere ordini e capitali che servono per avviarci, visto che ci hanno sequestrato tutto senza motivo e stiamo praticamente senza…. lasciamo stare, ci rifaremo se ci aiutate. Grazie in anticipo della fiducia, attendiamo numerosi i vostri ordini e poi, il tempo di costituire nuova ditta e vi spediremo quanto pre-ordinato».

I sequestri cui si riferiscono sono quelli disposti, nel mese di luglio, dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e riguardanti anche le proprietà della famiglia del boss deceduto lo scorso 17 novembre. Un patrimonio stimato in circa un milione e mezzo di euro, riconducibile – secondo gli inquirenti – sulla base dei redditi dichiarati negli anni da Riina e dai suoi congiunti al corleonese.

Nei giorni scorsi, Ciavarello aveva anche pubblicato un sondaggio (poi rimosso) sul suo profilo fb: «Se facciamo produrre le cialde di caffè ru zu Totò, lo comprate?». Numerose le risposte affermative che hanno incoraggiato l’impresa.

Ciavarello è oggi sottoposto alla detenzione domiciliare dopo che, giovedì scorso, i carabinieri del Comando provinciale di Brindisi hanno eseguito a suo carico un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese in seguito una condanna per truffa (relativa a fatti risalenti al 2009). Una condanna, questa, che né Ciavarello né sua moglie ritengono giusta, in quanto – sostiene la donna su facebook – “nel 2008/2009 migliaia di italiani sono stati coinvolti in una serie di truffe di falsi bonifici e riciclaggio degli stessi, mio marito Antonino Tony Ciavarello è stato uno dei coinvolti, vittima dei truffatori che lo hanno usato per i loro sporchi affari, grazie ad un grande avvocato che non è andato a processo a difenderlo si è ritrovato con una condanna a sei mesi, giusto però è che sappiate la verità e ve ne mostrerò uno stralcio, i soldi ricevuti tramite bonifico non li ha tenuti per se, inconsapevolmente è stato vittima dei truffatori, la prova che vi mostro sotto fa parte di un indagine dei ROS dei Carabinieri, dove si evince che mio marito i soldi ricevuti tramite bonifico li ha rigirati tramite western union come indicati dal truffatore. In mezzo a circa 6000 italiani, l’unico condannato è mio marito. Guardate questo video… https://www.youtube.com/watch?v=cVT3bTLj7PU».

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