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L’opinione – «Ok la Bandiera Arancione, ma ci serve il castello: ecco quattro strade semiserie per riprendercelo»

Il castello di Oria
Il castello di Oria

Nei giorni scorsi è giunto in redazione lo scritto che proponiamo qui di seguito, a firma dell’avvocato Alessandro Renna, che – in modo volutamente semiserio, a dirla tutta ironico – si concentra sul turismo in quel di Oria e, principalmente, sull’annosa questione del castello, a tutt’oggi ancora chiuso al pubblico, proponendo anche delle originali soluzioni:

Alessandro Renna
Alessandro Renna

Ho rilevato con piacere su un articolo dello Strillone, preziosissimo strumento di conoscenza, che alla nostra beneamata cittadina, è stata rinnovata la “bandiera arancione”

È un riconoscimento che a me personalmente, pur essendo il sottoscritto oritano “adottato”, riempie il cuore di orgoglio e nel contempo mi spinge a qualche riflessione agrodolce. 

Oria non è soltanto “negatività”. Per avere tale ambìto riconoscimento qualcuno “ab origine” si sarà impegnato con competenza e dedizione ed a costoro tutti dovremmo dire un sentito “grazie”. 

Così come dobbiamo dire “grazie” a tutti coloro che, con tanta passione, competenza, capacità, sacrificio e non ultimo “amore per la nostra città”, hanno portato per tanti anni e portano avanti ancora, con successo, quella meravigliosa e riuscita manifestazione del “Torneo dei Rioni”. 

E in questo ultimo caso non è solo questione di “singoli” super capaci, ma è un’intera comunità che naviga con sacrificio, dedizione e competenza nella stessa direzione, nonostante tutto. Io dico grazie prima di tutto a chi ha “inventato” tutto ciò, alla Pro Loco, al Comune, ma soprattutto ai Rioni, agli sbandieratori, ai musici agli atleti, ai figuranti e a tutte quelle associazioni, gruppi, persone che con passione e competenza si impegnano per far funzionare il tutto. Che mai vada perduta tale ricchezza! 

Questo è il “dolce”, passiamo all’amaro. 

Tra le tante “negatività” che purtroppo sussistono vi è una cosa che mi rattrista molto. 

Avevamo (purtroppo bisogna usare l’imperfetto) un qualcosa di meraviglioso che faceva veramente la differenza con tutti i paesi e città almeno della provincia di Brindisi. 

Il nostro meraviglioso castello, che poteva essere visitato (almeno nelle parti necessarie e sufficienti), per cui aveva un senso in più che una famiglia o una scuola scegliesse Oria per trascorrere una domenica o per organizzare una gita scolastica (con la cultura si mangia!). 

Orbene, come sappiamo, il nostro castello è chiuso, anche per quelle parti “esterne” prima visitabili e che non avrebbero certo impedito ai legittimi proprietari di vivere la loro vita tranquillamente. 

Chi ci ha portato a tale disastro? Non lo so. 

Certo è che non si può dire che siano stati lungimiranti (cioè non hanno saputo guardare lontano) i nostri politici di quel tempo, nemmeno tanto lontano, che hanno deciso di “scambiare” il simbolo e l’orgoglio della nostra città con un palazzo (Palazzo Martini) del quale non credo che avremmo sofferto la mancanza. 

Ma io sono un uomo d’azione che preferisce guardare al futuro più che al passato e propongo ai miei concittadini quattro opzioni per riprenderci ciò che è nostro. 

A) Offrire ai proprietari del castello un sacrificio umano accompagnato con preghiere e suppliche, affinché vengano riaperte almeno le parti “esterne” come prima. Se c’è qualcuno che si offre volontario ben venga, altrimenti sia indetto un referendum e il popolo di Oria sceglierà democraticamente chi dovrà essere sacrificato. 

B) Se c’è rifiuto (non da parte del “sacrificato” scelto dal popolo, che non avrà scampo, ma dai proprietari), utilizzare quella moneta per interpellare il più grande avvocato specialista in materia, nella speranza che riesca a trovare un “cavillo” che obblighi all’apertura sempre e soltanto di quella famosa parte esterna visitabile. In fin dei conti è sempre un monumento storico, costruito da Federico II o da chi per lui, patrimonio se non dell’Umanità certamente di Oria. O no? 

D) Se non ci si riesce neanche in tal modo, allora non ci rimane che mandare all’assalto i nostri valorosi “Milites”, conquistarlo in pochi minuti e finalmente issare la gloriosa bandiera di Oria al grido: “Il castello è di Oria e di Oria resterà!”. 

Se falliremo anche questa volta, non ci resterà che “gustarcelo” da lontano, tutto meravigliosamente illuminato, per la gioia dei nostri occhi e del cuore. Ma i turisti non verranno. 

Alessandro Renna 

 

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