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Il libro di Caniglia sul castello di Oria: una guida giuridico-pratica per conoscerlo meglio e restituirlo alla comunità

In primo piano l’autore Glauco Caniglia, al suo fianco i professori universitari Francesco Fistetti (al centro) e Marco Brocca

È stato presentato nella serata di lunedì scorso (30 aprile),  all’interno della sala De Sica del cine-teatro Salerno di Oria, il libro “Il castello di Oria: vicende giuridiche e prospettive di valorizzazione” (Edizioni Esperidi), scritto dall’ex presidente del Consiglio comunale oritano Glauco Caniglia. Caniglia, fresco di laurea in Giurisprudenza, è partito dalla sua tesi in diritto amministrativo e, dopo averla arricchita e semplificata così da renderne più facile a tutti la lettura, si è concentrato sul monumento simbolo di Oria: dai tempi che furono fino ai giorni nostri.

Il volume

Uno sforzo giuridico e letterario non da poco per informare i concittadini e per consegnare ai futuri amministratori una sorta di guida sulle possibili strade da intraprendere per sbloccare l’impasse odierna: come noto, infatti, il maniero non è ancora aperto al pubblico. Un po’ trattato giuridico, un po’ giallo, la pubblicazione è di facile lettura e contiene dettagli inediti sulle modalità del trasferimento del “bene d’interesse particolarmente importante” (e, non a caso, sottoposto a più vincoli), nell’estate del 2007, dagli eredi Martini Carissimo alla società Borgo Ducale Srl.

Caniglia, che all’epoca era consigliere comunale e visse in prima persona quel traumatico passaggio di proprietà, non esprime giudizi personali, ma lascia che sia il lettore a farsi un’idea circa alcune particolarità di quella singolare compravendita, che si dipanò tra ritardi nelle comunicazioni, pause estive e scarse disponibilità finanziarie degli enti territoriali e dello stesso Ministero. Sia lo Stato che Comune, Provincia e Regione, infatti, avrebbero potuto godere del cosiddetto diritto di prelazione e acquisire – anche tutti insieme – l’immobile corrispondendo ai proprietari la stessa cifra alla quale fu ceduto.

Lo scrittore si è anche soffermato sulla famosa o famigerata permuta pubblico-privata, del 1933, con Palazzo Martini Carissimo. Neppure essa può essere esente da riflessioni, quantomeno sotto un punto di vista dell’opportunità e dell’equità dello scambio.

«Il castello – ha dichiarato l’autore – è l’effigie stessa della nostra identità, perché il luogo in cui sorge è storicamente sempre stato il più importante e persino il più sacro: senza quell’acropoli, che ha ospitato templi pagani (si pensi a quello in onore di Saturno e del Dio Sole) e primi insediamenti cristiani (si pensi alla cripta dei santi Crisante e Daria) probabilmente non esisterebbe Oria»

«Un luogo così – ha proseguito – può essere anche solo immaginato come oggetto esclusivo di un’attività con fini di lucro? Un luogo così può essere sottratto alla fruizione culturale da parte della comunità e degli studiosi? La normativa è un po’ lacunosa per quanto concerne i beni culturali di proprietà privata, ma io ritengo che il castello non sia semplicemente un bene culturale, ma un luogo della cultura, quindi qualcosa in più, e la differenza – in termini giuridici – non è di poco conto. Luoghi della cultura sono le aree archeologiche, ma anche quei luoghi connotati da una serie di manufatti o di immobili, anche costruiti in epoche diverse, che nel tempo abbiano acquisito un’autonoma identità. Se ci si pensa, lì c’è proprio questo, una stratificazione tra le civiltà: vestigia di insediamenti pagani e cristiani, interventi architettonici svevi, ma anche normanni e forse agioini (è una delle teorie sulle torri cilindriche)».

Insomma, un’opera sicuramente interessante che cerca di mettere ordine in una vicenda complessa e che – fuor di retorica – è degna di figurare quantomeno nelle librerie di ciascuna famiglia oritana e di essere letta dal prossimo sindaco, oltre che dai suoi collaboratori e dai tecnici comunali.

Oltre a Caniglia, sono intervenuti i professori universitari Marco Brocca (associato di Diritto amministrativo presso Unisalento, relatore della tesi dell’autore), Antonello Denuzzo (docente di Diritto pubblico presso Unisalento) e Francesco Fistetti (ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università “Aldo Moro” di Bari). La serata è stata moderata dal giornalista Mimmo Spina, mentre il materiale storico-fotografico è stato fornito da Marco Greco.

Per informazioni, prenotazioni e acquisto del libro:

info@edizioniesperidi.com

glaucocaniglia@gmail.com

http://www.ediszioniesperidi.com

 

 

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