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Il punto – Emergenza rifiuti: colpa di tutti e nessuno, necessario realizzare nuovi impianti

L’emergenza rifiuti è una cosa seria. Si parta da questa premessa pur tra le mille successive semplificazioni.
Per affrontare e magari risolvere l’emergenza, non servono né pavoneggiamenti né, tantomeno, strumentalizzazioni. Non serve rivangare il passato, non serve discolpare il presente. Sono entrambe operazioni inutili.
Ciò, per un semplice motivo: le singole Amministrazioni locali di turno non hanno e non avevano bacchette magiche o superpoteri. Non possono e non potevano risolvere da sole il problema. Non può risolverlo neppure il gestore (in proroga) del servizio di nettezza urbana. È una questione molto più grande di loro e piuttosto grave.
La politica strettamente locale – per quanto s’impegni o senta protagonista, sopravvalutandosi o essendo sopravvalutata – c’entra e non c’entra.
Ma allora cosa possono fare i politici o, meglio, gli amministratori?
Possono sedersi attorno a un tavolo di maggiore importanza e provare a far sentire la loro voce, certo. Poi forse quella voce sarà persino ascoltata ma solo nel caso diventi parte di un coro. Nel senso che se (e solo se) anche le voci degli altri Comuni canticchieranno lo stesso ritornello, si potrà tutti insieme percorrere la stessa strada, irta di rinunce e sacrifici.
L’emergenza rifiuti – si ricorderà – è stata affrontata e subita dalle precedenti Amministrazioni (ovvio, non solo francavillesi) e probabilmente sarà affrontata nonché subita dalle prossime, siano o meno prosecuzioni ovvero rotture rispetto a quelle odierne.
Il rimpallo di responsabilità tra nuovi e vecchi amministratori è stucchevole e impostato male ambo i lati: perché, se questa emergenza rifiuti non dipende da chi amministra oggi, la precedente emergenza rifiuti non può essere dipesa da chi amministrava ieri.
Da qualunque angolazione si osservi il teatrino social-politico e piazzaiolo, nessuno ha colpe eppure tutti hanno torto. Cittadini compresi.
Il problema fondamentale, al di là di rivendicazioni, estemporanee prese di posizione e sbandieramenti di capacità, millanterie di pesi decisionali superiori e, insomma, cose buttate lì a caso, il fatto è che la regione Puglia non ha impianti (convenzionalmente e in senso atecnico: discariche) a sufficienza di ogni tipologia.
Qui, ormai, anche per via del tanto inseguito e in parte raggiunto appeal turistico, si produce un sacco – inteso come vastità – di spazzatura, che poi da qualche parte va pure smaltita.
Per farla breve: la produzione di rifiuti c’è, si differenzia così così (con alcune punte di eccellenza, ovvio) ma poi si smaltisce e ricicla poco.
Non si parla di opinioni, ma di dati di fatto prodotti da scelte politiche, pur legittime, spesso e volentieri condivise e sostenute dai cittadini.
Da una parte ci si lamenta, sempre legittimamente, del disservizio e dei costi esosi; dall’altra, si osteggia la realizzazione di opere (impianti di compostaggio, di riciclo e smaltimento) che attenuerebbero disagi e probabilmente anche costi – uno su tutti e a mo’ di esempio, quello per il trasporto fuori sede -.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: politici in difficoltà persino nell’arrampicarsi sugli specchi e cittadini che levano gli scudi perché, pur pagando tasse spesso al limite della sostenibilità, sono costretti a tenersi i loro scarti in casa per giorni.
La politica del Nimby (Not in my back yard, non nel mio cortile) – già sperimentata e poi superata in aree più sviluppate del mondo, del continente e della nazione – ha dato i suoi frutti in termini di consenso elettorale per alcuni lustri, ma comincia a mostrare i suo punti deboli, appunto, nel medio-lungo termine.
Tornando all’emergenza rifiuti organici di questi giorni, piaccia o no, la Puglia ha necessità di impianti di compostaggio e di impianti per il trattamento dell’immondizia in genere.
Chiaro che nessuno vorrebbe una “discarica” proprio sotto casa sua, ma da qualche parte – col minimo impatto sociale, ambientale ed ecologico, rispettando pedissequamente le normative  – qualcosa si dovrà, si deve pur realizzare. Prima o poi, ma meglio prima che poi.
Altrimenti, in caso di emergenze come questa, quantomeno non ci si lagni, che si sia amministratori o amministrati. Perché avere botte piena e moglie ubriaca si dice sia impresa impossibile.
Eliseo Zanzarelli

 

 

 

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