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Poste italiane condannate per un caso di “phishing”: dovranno risarcire per intero un correntista

Le Poste Italiane sono responsabili per il trafugamento di somme dalla carta Postepay.

E’ questo il principio sancito con la sentenza n. 3139/2019 pubblicata l’11.10.2019 dal Tribunale di Lecce, seconda sezione civile, Giudice Dr.ssa Annafrancesca Capone, che ha condannato Poste Italiane a risarcire integralmente un consumatore vittima di phishing, che era assistito in giudizio dagli avvocati Antonio Chirico e Giovanna Piera Pedone con studio legale a Torre Santa Susanna.

L’avvocato Giovanna Piera Pedone

Si parla di phishing quando il titolare di un conto corrente riceve una e-mail con cui gli viene chiesta la password della sua carta bancomat ed egli la fornisce credendo che la richiesta provenga dalla sua banca mentre invece giunge da ignoti che, operando on line, una volta procuratasi la password del conto bancario perché loro fornita dall’ignaro titolare, lo ripuliscono del denaro ivi depositato.

C’era già stato un primo grado dinanzi al Giudice di Pace che, conformandosi alla giurisprudenza dominante in materia, aveva dato torto al titolare della Postepay asserendo che i fatti lamentati dall’attore rientrassero nell’ambito della frode informatica senza alcuna responsabilità di Poste Italiane, che è pacificamente estranea alla frode.

Il Giudice di Pace nel dare torto al correntista aveva dato rilievo al fatto che “è oramai comunemente noto che le credenziali non devono essere fornite a nessuno, come recitano tutte le condizioni contrattuali di tutti gli istituti di credito e come (per comune esperienza) si legge a chiare lettere in tutti gli uffici postali e nelle banche con appositi manifesti informativi”.

L’avvocato Antonio Chirico

Il titolare della carta Postepay però non ha mollato ed ha proposto appello dinanzi al Tribunale che, accogliendo le argomentazioni sviluppate dai suoi difensori, ha dichiarato Poste Italiane  responsabile di inadempimento all’obbligo di garantire la sicurezza delle operazioni on-line e perciò l’ha condannata a rifondere il titolare della carta Postepay di tutte le somme che gli erano state trafugate mediante phishing, oltre interessi e spese legali di entrambi i gradi del giudizio.

Ciò sulla base del rilievo che “la possibilità di sottrazione fraudolenta dei codici identificativi del correntista rientra nel rischio d’impresa dell’istituto di credito, che deve fronteggiarla mediante l’adozione di adeguate misure di sicurezza che consentano di verificare, prima di dare corso all’operazione, se essa sia effettivamente attribuibile al cliente”.

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