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La “ricetta” di Bruno (Pd – Emiliano) per rilanciare il settore agricolo pugliese

Di seguito una nota del candidato al Consiglio regionale in quota Pd Maurizio Bruno:
«Io la chiamo “agricultura pugliese”.
Sono figlio di braccianti. So cos’è la fatica della terra, so quanto sono importanti i frutti che restituisce. In questi anni abbiamo imparato ad amare la nostra regione, abbiamo scoperto quanto la nostra agricoltura sia fondamentale per valorizzare altri comparti come cultura e turismo.
E la Puglia da sconosciuta che era si è fatta apprezzare a livello globale, attirando turisti e visitatori da tutto il mondo.
Si può fare meglio? Si deve. Qualche idea, allora.
Innovazione. Sfruttiamo il digitale e le nuove tecnologie, puntiamo sulla ricerca scientifica di alto livello: è la lezione impartita dalla Xylella. Perché non portare la facoltà di agraria a Brindisi, ad esempio?
Ricambio generazionale. Dobbiamo rendere più attrattiva l’impresa agricola e sostenerla con strumenti adeguati. I bandi regionali PIN e NIDI per l’imprenditoria giovanile continuano a rappresentare un’opportunità unica per ragazzi e ragazze anche in agricoltura. Servono più misure di questo tipo.
ZES. Le Zone Economiche Speciali garantiranno fiscalità agevolata, infrastrutture e logistica anche per l’intera filiera agroalimentare. Sfruttiamo quest’occasione.
Legge nazionale sull’oleoturismo: ideata dal senatore Stefano, equipara l’olio al vino come risorsa strategica per turismo e Made in Italy. Già inserita nella Legge di Bilancio 2020, aspetta solo di essere applicata.
C’è un mondo da conquistare. Senza paura, sempre dalla parte di chi in agricoltura ci lavora.
E a chi promette assessorati all’agricoltura alla Lega Nord, voglio chiedere: davvero pensate che nel 2020 si possa proporre a un intero tessuto produttivo di rintanarsi nel proprio cantuccio? A chi fa bene una regione impaurita, con scarsa fiducia nei propri mezzi?
Sui mercati internazionali la Puglia deve continuare a dire la sua, pretendendo regole chiare per tutti, senza nascondersi. Siamo forti, creativi, intelligenti: cos’abbiamo da temere?»

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