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Operazione “illustre” della Finanza a Brindisi: ecco il presunto giro del magistrato finito in carcere


Come ormai noto, stamane è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare – richiesta dalla Procura di Potenza ed emanata dal Gip del Tribunale lucano – a cura della guardia di finanza del Comando provinciale di Brindisi e della polizia locale potentina, nei confronti di sei persone indagate, a vario titolo, per estorsione, corruzione attiva e passiva in atti giudiziari, associazione per delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tra gli indagati anche tre magistrati in servizio presso il Tribunale civile di Brindisi (uno in carcere, due a piede libero). Ed è stato proprio il magistrato Gianmarco Galiano, originario di Latiano, trasferito nella casa circondariale di via Appia, nel capoluogo adriatico, ad essere finito sotto la lente d’ingrandimento prima della Procura di Brindisi (2017) poi, per competenza, di quella di Potenza, con a capo Francesco Curcio.

Stando sempre alle tesi dell’accusa, “gli accertamenti coordinati da questa Procura, evidenziavano come iol citato giudice avesse abusato delle sue funzioni giudiziarie svolte presso il Tribunale civile di Brindisi – facendone in alcuni casi moneta di scambio o strumento di indebita pressione – coinvolgendo, in parte delle sue illecite attività, imprenditori e liberi professionisti che ricevevano nomine e incarichi disposti dal medesimo Giudice nell’esercizio delle sue funzioni presso il Tribunale di Brindisi quale Giudice civile o fallimentare”.

Dalla richiesta di un concordato preventivo da parte di una società con sede nel Brindisino e da successive procedure fallimentari risultate sospette sono partite le verifiche di Procura e fiamme gialle, che hanno proceduto a “minuziosi accertamenti di polizia economico-finanziaria svolti con grande professionalità dalla Gdf brindisina, anche presso Istituti Bancari, che hanno fatto emergere rilevanti movimentazioni di denario per centinaia di migliaia di euro in entrata sui conti correnti nella disponibilità del dott. Galiano, nonché cospicui investimenti dello stesso in diverse attività economiche fra cui l’acquisto di una masseria”.

Insomma, gli accertamenti hanno fatto balzare agli occhi di investigatori e inquirenti un tenore di vita superiore e sproporzionato di Galiano rispetto alle “sue entrate ufficiali”, dato che il magistrato è risultato impegnato – nel frattempo – a condurre imprese agricole ed agrituristiche, oltre che B&B che – sempre secondo le teorie accusatorie – “avviava in seguito e nel corso della sua attività giudiziaria e degli illeciti a lui ascritti”.

“Gli approfondimenti investigativi – specificano ancora dalla Procura di Potenza – consentivano di dimostrare a livello di gravità indiziaria che i tali rilevanti entrate del Galiano erano riconducibili a dazioni da parte di soggetti che avevano preso parte a procedimenti civili innanzi al Tribunale di Brindisi”.

E ancora: alcuni accrediti sui conti riconducibili e ricondotti a Galiano sono risultati essere provenuti, anche mediante complesse operazioni bancarie, dalle somme erogate a titolo di risarcimento danni riconosciuti da compagnie assicurative.

Ne sono emersi in particolare due:

il primo) Nel 2007 una donna di 23 anni morì a seguito di un incidente stradale e, all’esito del contenzioso civile promosso dai suoi genitori, la compagnia assicurativa era stata condannata a risarcire la famiglia con un milione e 100mila euro, 300mila dei quali sarebbero finiti nella disponibilità del giudice con versamento sul conto intestato a sua suocera (indagata per riciclaggio);

il secondo) Nel 2011 un bimbo era nato con traumi permanenti causati da colpa medica (cioè, dei dottori). Dopo il contenzioso civile, era stato riconosciuto alla famiglia un danno pari a circa due milioni di euro, 150mila dei quali sarebbero stati estorti dal giudice, con destinazione sempre i conti correnti della suocera.

“Attraverso condotte – qualificate da questo Ufficio e poi dal Giudice – come corruttive ed estorsive, in sostanza, il dott. Galiano con minacce, o in cambio del buon esito delle cause risarcitorie, si faceva erogare indebite somme di denaro. In tali procedure, tra l’altro, risultava nominata la ex moglie Avv. Federica Spina (finita ai domiciliari, ndr) quale legale patrocinante”.

Nel primo caso, in cambio di “protezione giudiziaria”, il giudice avrebbe anche ottenuto che sua moglie fosse nominata erede testamentaria dai genitori della giovane donna morta d’incidente.

Nel secondo caso di cui sopra, peraltro, investigatori e inquirenti avrebbero acclarato come le somme di denaro acquisite fossero il provento di minacce (sottrarre la potestà genitoriale) nei confronti di genitori di un figlio gravemente disabile.

Nel “focus” della Finanza è poi finita una sponsorizzazione da parte dell’amministratore delegato – Massimo Bianco, destinatario di custodia in carcere – di una nota e florida impresa francavillese (Soavegel, estranea ai fatti) pari a 220mila euro per una presunta “protezione giudiziaria”, attuale e futura, promessa da Galiano. La sponsorizzazione sarebbe consistita, appunto, in elargizioni definite dalla Procura “fittizie” o “gonfiate” a beneficio di società sportive create dallo stesso giudice e da un altro degli indagati, il commercialista francavillese Francesco Oreste Pepe Milizia, società che gestivano (pare solo sulla carta) un veliero di proprietà di Galiano e che, di fatto, avrebbero consentito al giudice di disporne senza oneri a suo carico.

Dai primissimi accertamenti effettuati dagli investigatori nel 2017 pare fosse emerso come il Pepe Milizia avesse predisposto, per conto di Galiano, “le motivazioni di sentenze pronunciate in esito a processi tributari nell’ambito dei quali il predetto ricopriva l’incarico di Giudice presso la Commissione tributaria regionale Puglia”.

Per la Procura potentina, Pepe Milizia sarebbe stato il braccio destro di Galiano: su tutti e due grava la pesante accusa di associazione per delinquere. Tra le altre cose si ritiene che Galiano abbia conferito gli incarichi di consulenza a suoi conoscenti o a persone raccomandate dai suoi conoscenti professionisti, una ristretta cerchia di “amici e sodali”, li definiscono gli inquirenti.

Si parla di incarichi per circa 400mila euro, sulla base di quelli individuati e contestati.

Oltre alle misure cautelari personali, il Gip ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca e beni per un valore complessivo pari a circa un milione e 200mila euro.

Nell’operazione odierna sono stati impiegati circa 100 finanzieri del Comando provinciale di Brindisi.

Domani, nel corso di una conferenza stampa, ulteriori dettagli.

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