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Corruzione in Tribunale, domiciliari per Pepe Milizia. Il giudice Galiano resta in carcere

Il commercialista oritano-francavillese Francesco Oreste Pepe Milizia è stato scarcerato e passa, dunque, dalla detenzione nel penitenziario di Melfi alla detenzione domiciliare nella località indicata dai suoi legali di fiducia Fabio di Maria e Massimiliano Cuosta. Sul finire di gennaio 2021, Pepe Milizia era finito, con altri, al centro di un’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Potenza (procuratore Francesco Curcio), con delega alle indagini al Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Brindisi, a carico di 21 indagati, a vario titolo, per estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Al vertice della presunta piramide associativa vi sarebbe stato il giudice fallimentare del Tribunale di Brindisi Gianmarco Galiano, che resta recluso. Con loro anche diversi professionisti e un noto imprenditore erano stati raggiunti da misure cautelari, emesse dal Gip Lucio Setola, ma ora si trovano tutti ai domiciliari. Tra le persone sottoposte a indagini – tre i filoni d’inchiesta – figurano anche due altri magistrati civili in forza al palazzo di giustizia brindisino. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati potentini sono finiti la gestione della sezione fallimentare brindisina e il conferimento di incarichi tecnici, come quelli a Pepe Milizia, ma anche presunte pressioni finalizzate a lucrare su contenziosi pendenti e, sempre presunte, sponsorizzazioni fittizie.

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