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La lettera di un 13enne al presidente del Consiglio: «Il mio papà ha perso il lavoro e il sorriso: sono pronto a rinunciare a tutto, ma aiuti il mio eroe»

LETTERA-13ENNE-CRISI-RENZICàpita un po’ a tutti i genitori, soprattutto alle mamme, di trovarsi a frugare amorevolmente tra le cose dei propri figli, specie quando sono piccoli. Lo fanno segretamente, per conoscerli meglio e per capire se abbiano in qualche modo dei problemi, se sia possibile aiutarli con l’affetto che una famiglia può e sa dare. Una nostra lettrice l’ha fatto e, leggendo uno scritto del figlio, che frequenta la scuola media, è rimasta toccata dalle sue riflessioni sulla crisi. Una crisi spietata che, come purtroppo in tanti altri casi, ha fatto perdere il lavoro e ha gettato nello sconforto il suo papà, il quale oggi, a 40 anni, non riesce a trovare un nuovo impiego perché – dicono le aziende – è ormai troppo “vecchio”. Sua mamma è rimasta talmente colpita da questa lettera, indirizzata al presidente del Consiglio, che ha deciso di renderla pubblica, chiedendoci per cortesia e per ragioni di dignità di non rivelare le generalità sue, di suo figlio e di suo marito. La pubblichiamo volentieri e testualmente, questa epistola, certi che essa rappresenti un’istantanea fedele dello spaccato sociale che da Nord a Sud caratterizza l’attuale periodo storico in Italia.

«Gentile Presidente del Consiglio,

chi le scrive è un ragazzino di 13 anni, se lo faccio non è perché la politica è uno dei miei pensieri piu importanti, anzi a essere sincero ciò di cui tanto discutete a me più che certezze per il futuro mi sembrano illusioni.

Che le cose non vanno bene nella nostra Italia me ne sono accorto anche io, non perchè seguo numeri e statistiche ma perchè ciò di cui parlano tanto i tg è la realta nella mia famiglia.

Il mio papà ha perso il lavoro come tanti penserà lei, ma lei non conosce il mio papà. Non sa della luce accesa nella sua stanza la notte perchè non riesce a dormire, dell’impegno che ci mette nel cercare un nuovo lavoro e della delusione quando tante porte gli si chiudono in faccia.

Dovrebbe solo sentire l’amore che c’è nella mia casa, i valori e l’onestà con i quali i miei genitori mi crescono e mi educano. Il dolore di mio padre è sapermi così bravo a scuola e non sapere come fare a mantenermi agli studi. Il dolore di mio padre è non riuscire a comprare i farmaci che servono alla mamma, il suo dolore sono le bollette e il mutuo ogni mese… Il mio papà è una di quelle persone che sorridono sempre, lui è il mio modello e il mio orgoglio, ora il suo è un sorriso triste, un sorriso fatto per non farci pesare i suoi silenzi.

Se le scrivo questa lettera, io che sono così riservato e schivo, è proprio perchè ho paura, paura che lui perda le speranze, paura per tutte le volte che credendomi addormentato dice alla mamma di sentirsi fallito.

Ho paura che lui si stanchi di combattere.La prego, ascolti la voce di un ragazzino che altro non chiede che un lavoro per il suo papà e se le sembrerà poco aiutare noi pensi che le più grandi tra le imprese sono iniziate sempre dai piccoli passi.

Io posso rinunciare a tutto mi creda tranne a restituire speranza, dignità e libertà ad un grande uomo: mio padre». 

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