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Omicidio di mafia a Mesagne: condanna dimezzata a “Gabibbo”, ora è pentito

Francesco "Gabibbo" Gravina
Francesco “Gabibbo” Gravina

Gli effetti balsamici del pentimento cominciano a farsi sentire, e con risultati piuttosto significativi. Francesco Gravina, alias “Gabibbo”, ormai ex affiliato al clan mesagnese della Sacra Corona Unita, ha visto questa mattina più che dimezzarsi la condanna ricevuta in primo grado per l’omicidio di Giancarlo Salati, da 30 anni di reclusione a “soli” 13 anni e 4 mesi. Uno sconto di pena lungo una vita che il corpulento imputato deve alla sua decisione di tradire il giuramento mafioso, per aiutare la Giustizia a incastrare i suoi “ex” sodali.

Giancarlo Salati
Giancarlo Salati

I fatti da un grado all’altro di giudizio non sono mutati: Gravina resta colpevole d’aver preso parte alla spedizione punitiva ordinata da Massimo Pasimeni, costata la vita a Salati. “Menzarecchia” doveva essere ucciso non solo per essersi macchiato della grave colpa aver intrattenuto una relazione sentimentale con una minore, ma anche e soprattutto perché il clan aveva bisogno in quel momento di lanciare un messaggio chiaro alla popolazione: noi ci siamo, comandiamo e puniamo secondo il nostro codice d’onore. E così fu: Salati fu massacrato a bastonate. E all’omicidio partecipò anche “Gabibbo”. Condannato in primo grado a 30 anni Gravina ha però improvvisamente compreso d’aver sbagliato tutto nella vita. E pentitosi – forse sinceramente, forse solo per incassare protezione e sconti di pena – ha cominciato a collaborare con la giustizia, allungando così la catena di ex affiliati passati dalla parte dello Stato.

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