Cominciamo dalla fine per fugare ogni dubbio: il sindaco di Oria non le ha mandate a dire al segretario generale del Comune e, al di là delle comprensibili difese a posteriori, sono anche volati degli insulti. Sciolta la tensione del Consiglio appena terminato e memore dei recenti alterchi, Cosimo Pomarico ha perso le staffe, appena fuori dall’aula consiliare, davanti al pubblico, ai consiglieri e alla stampa, prendendosela con il massimo dirigente del Comune, Antonio Missere, dopo un diverbio tra quest’ultimo e la responsabile del settore Ragioneria, Angelica Sabba. In circolazione potrebbe addirittura esserci qualche documento audio-video (non appena ne dovessimo entrare in possesso, cioè a stretto giro, valuteremo se pubblicarlo o meno) che testimonia l’accaduto, qualcosa che – a nostro sommesso avviso – quali che siano i retroscena e i motivi scatenanti, per quanto validi, non dovrebbe mai caratterizzare le istituzioni.
Non è stato questo, però, il punto più importante della seduta delle assise andata in scena da ieri pomeriggio alle 16,25 a ieri sera alle 20,15 circa. L’aspetto che interessa e coinvolge da vicino i cittadini è quello della Tasi, con la nuova aliquota che, alla fine, è stata approvata allo 0,19, anziché il paventato 0,23: un dato che, grazie anche alla fattiva collaborazione di parte della minoranza (assente Pino Carbone, fuoriuscito Ermanno Vitto, votante a favore Gianfranco Sorrento), consente di fatto all’amministrazione guidata da Pomarico di tenersi in piedi e, al contempo, scongiura l’arrivo di un commissario prefettizio. La discussione in sala consiliare è stata fitta e a tratti anche qualificata, con il primo cittadino che sin dal principio – preso atto di non disporre più di una maggioranza numerica – ha impostato il tutto sul senso di responsabilità non dei propri consiglieri, ma dell’intero Consiglio eletto, a suo tempo, dal popolo.
Che Pomarico e i suoi si sarebbero salvati si è appreso dal clima, relativamente disteso, d’inizio lavori e dalle stesse dichiarazioni del primo cittadino che, a un certo punto, dopo aver ammesso i suoi palesi deficit numerici, ha annunciato che da domani la maggioranza politica potrebbe cambiare. Tradotto: all’orizzonte forse un rimpasto in giunta (oggi tutti gli assessori presenti eccetto il titolare dei Lavori pubblici Gianfranco Durante).
Oltre a questo, Pomarico ha detto a chiare lettere che l’obiettivo di questa amministrazione è arrivare quantomeno alle elezioni regionali del prossimo anno, poi potrebbe esserci una fine anticipata del mandato (i maligni sussurrano solo nel caso di elezione in Regione dello stesso sindaco). E se lo stesso sindaco ha promesso, tra una difesa a spada tratta e l’altra, la prossima pubblicazione di un elenco delle cose fatte, a dispetto delle critiche, l’opposizione ha anticipato la pubblicazione di un elenco antitetico delle cose non fatte e delle cose fatte male, quando non illecitamente.
Si è registrato, a questo proposito, un acceso scambio di battute tra il consigliere di “Oria è” Tommaso Carone – eletto nelle fila della maggioranza, poi defilatosi – e lo stesso sindaco, con il primo a far presenti alcuni presunti profili d’illegittimità nell’azione di governo cittadino e il secondo a sfidarlo: “Denuncia tutto alle autorità competenti”. Con la discussione ormai finita e gli animi ancora surriscaldati, si è giunti sul far della sera al fatidico momento della “conta”. Da una parte l’opposizione priva dell’appoggio di Carbone (assente, pare per impegni di lavoro), Vitto (andatosene, a un certo punto, per impegni di lavoro) e Sorrento (schieratosi “responsabilmente”, a suo dire e a seguito di un’articolata dichiarazione di voto, con la sua ex maggioranza); dall’altra, i sostenitori di Pomarico: Giancarlo e Mauro Marinò, Domenico D’Ippolito, Emilio Pinto, Tony Fullone, Francesco Biasi, Antonio Metrangolo (presidente del Consiglio comunale), con il voto del sindaco a far da ciliegina sulla torta della Tasi. Risultato: 9 a 6 per i secondi e stangata servita sul piatto dei cittadini. Si paga in due “comode” rate: una il 16 ottobre, l’altra il 16 dicembre.
Ciò, dopo che lo scorso maggio, assente l’allora maggioranza, la minoranza aveva approvato un’aliquota pari a zero. Da zero a 0,19 il passo è stato lungo e travagliato, ma alla fine c’è stato. Se fosse arrivato il commissario, con i noti problemi economici che – a causa anche di spese finora allegre – attanagliano il Comune di Oria, forse la batosta sarebbe stata anche peggiore, meglio assestata. Se si pensa che questa non era neppure l’ultima e più impegnativa tappa per la sopravvivenza dell’amministrazione Pomarico, vien da sé immaginare che l’approvazione del Bilancio preventivo – entro il 30 settembre – potrebbe essere ancora più faticosa. Insomma, se ne potrebbero vedere delle belle. O delle brutte, a seconda dei punti di vista, come l’antipatico siparietto tra il segretario generale Missere e il sindaco.
Il casus belli, l’origine della contesa? Un diverbio, per nulla simpatico, ma entro i confini della civiltà, tra il dirigente e la responsabile della Ragioneria Sabba. Oggetto del contendere: la delibera relativa alla nuova aliquota Tasi, che il segretario ha chiesto alla funzionaria di redigere entro il 10 settembre. Poi è sopraggiunto il primo cittadino e il bon ton è andato a farsi benedire. La cosa più educata rivolta a Missere è stata la seguente: “Tu devi portare rispetto alle persone e ai funzionari”. Il resto in tivù sarebbe stato coperto da diversi “bip“.