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«Sei un morto che cammina», ancora minacce al presidente dell’Antiracket; ma per la Prefettura non è un soggetto a rischio, niente porto d’armi

INTIMIDAZIONE PARIDE MARGHERITI

di Eliseo Zanzarelli

«Sei un morto che cammina», un avvertimento composto nel più classico e vigliacco dei modi: coi ritagli di giornale.

Dopo proiettili e auto in fiamme, il presidente dell’associazione Antiracket e antimafia Paride Margheriti, di Erchie, reo di aver anni fa ha denunciato i suoi aguzzini, ha dovuto sopportare anche questa.

Il diretto interessato e l’avvocato Pasquale Fistetti hanno denunciato questa ennesima intimidazione questa mattina a Brindisi presso il salone della Provincia di Brindisi.

conferenza stampa 3All’ordine del giorno, oltre alla lettera per nulla rassicurante recapitata a Margheriti lo scorso 17 settembre, anche gli attuali sistemi a tutela delle vittime di racket, usura e mafia: su questo aspetto si è concentrato il legale, che chiede un rafforzamento dei sistemi di controllo e prevenzione, oggi consistenti sostanzialmente in alcuni passaggi delle forze dell’ordine nei luoghi di frequentazione abituale di chi in passato ha avuto il coraggio di denunciare.

A sinistra Paride Margheriti, a destra Franco Fistetti durante la conferenza stampa di questa mattina
A sinistra Paride Margheriti, a destra Franco Fistetti durante la conferenza stampa di questa mattina

Un’intensificazione della tutela costituirebbe da una parte, un incentivo a denunciare sempre più; dall’altra, un deterrente al perpetuarsi delle minacce; sotto un altro aspetto ancora, farebbe desistere chi ha denunciato dal ritrattare e, in sostanza, dal pentirsi di averlo fatto.

Al danno, la beffa: Margheriti ha chiesto per queste fondate ragioni almeno il porto d’armi al fine di essere più sicuro in prima persona e di far stare più tranquilli anche i suoi cari, ma la Prefettura gliel’ha negato con questa motivazione: «Margheriti non è ritenuto un soggetto a rischio».

La domanda del presidente dell’Antiracket e antimafia allora sorge spontanea: «Cosa bisogna fare, anzi subire, per essere considerati soggetti a rischio? Tutta la serie di intimidazioni da me subite non sono forse sufficienti?»

Se si pente di aver a suo tempo denunciato tutto? «Affatto, lo rifarei: tuttavia, a parte che per il grande sostegno istituzionale e umano datomi in tutto questo tempo dai carabinieri di Francavilla Fontana, non mi sento abbastanza protetto dallo Stato».

17 settembre minaccia
Il “pizzino” minatorio

Uno Stato che, però, dopo aver esortato i cittadini a denunciare, se ne dimentica. Almeno stando a quanto denunciato da chi questo passo l’ha effettivamente compiuto.

Tanto che il calo delle denunce è stato reso pubblico anche dal procuratore antimafia Cataldo Motta, il quale ha ammesso nel corso di una recente conferenza stampa come le denunce in provincia di Brindisi relative a casi di racket e usura rasentino lo zero assoluto. La paura di ritorsioni, insomma, la fa da padrona.

Una tesi, questa, rafforzata dalle parole dell’avvocato Fistetti (socio a propria volta dell’Antiracket e antimafia): «Da oggi reagiremo sempre pubblicamente: ogni atto sarà denunciato. Per ora restano in corso le indagini che confermeranno gli eventuali legami tra tutti gli episodi. Il cerchio sui responsabili si sta comunque stringendo».

La chiosa spetta comunque a Margheriti, secondo il quale: «Se un giorno dovesse succedermi qualcosa di più grave, qualcuno dovrà assumersene ogni responsabilità».

Ultima, ma non per importanza, nota stonata: il Comune di Erchie che, a fronte di numerosi locali comunali inutilizzati e in preda al degrado, non ne ha concesso uno all’associazione presieduta da Margheriti che, per la cronaca, alle scorse elezioni amministrative era schierato dalla parte dell’attuale sindaco di centrodestra, oggi candidato al Consiglio provinciale, Giuseppe Margheriti.

 

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