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Il Consiglio comunale di Oria ha approvato il bilancio, ma non c’erano i numeri: serviva una maggioranza qualificata

consiglio comunale oria panoramica

Qui di seguito il resoconto, già pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno, del Consiglio comunale tenutosi a Oria lo scorso 29 settembre (ci scusiamo per il ritardo, ma i recenti fatti di cronaca hanno avuto la precedenza, a seguire tutti gli aggiornamenti sulla situazione politico-amministrativa oritana):

Consiglio comunale con sorpresa, quello andato in scena lunedì fino a tarda sera a Oria: La maggioranza ha formalmente approvato il bilancio di previsione 2014, ma secondo la minoranza lo ha fatto non rispettando le regole, in particolare lo Statuto, che prevede una maggioranza qualificata del 50 per cento più uno degli aventi diritto e non invece quella semplice adottata ieri.

Si è chiusa con un “giallo” e tanti dubbi che dovranno ora essere necessariamente fugati la seduta delle assise convocate quasi in extremis – il termine ultimo era il 30 settembre – dal presidente Antonio Metrangolo: la maggioranza ha deliberato favorevolmente gli atti prodromici – Tari, Iuc, Imu, ecc. – e il preventivo stesso contando sull’apporto di sette consiglieri contro i cinque della minoranza.

Le assenze ci sono state come sempre dall’una e dall’altra parte, segno di accordi politici raggiunti nei giorni precedenti, di strategie e di oggettivi impedimenti personali, ma segno soprattutto di una situazione delicata.
L’amministrazione Pomarico, in carica dall’estate 2011, non dispone più dei numeri di cui disponeva a inizio mandato a causa della fuoriuscita dai suo ranghi, nel corso del tempo, di diverse pedine che ora siedono nell’ala della sala consiliare riservate alle opposizioni. Su un totale di 17 voti totali, il primo cittadino dispone oggi in teoria di soli otto contro i nove di cui dispongono – almeno sulla carta – i suoi oppositori.

La cronaca dell’altro: clima sereno e quasi disteso attorno alle 17, due soli assenti inizialmente nelle fila della minoranza (Leonzio Spina ed Ermanno Vitto, poi si allontanano anche Pino Carbone e Gianfranco Sorrento), uno solo in quelle della maggioranza (Giancarlo Marinò). Si comincia con l’approvazione dei regolamenti propedeutici, poi una sospensione di 15 minuti chiesta dalla maggioranza. Quindici minuti che si trasformano ben presto in oltre un’ora, con i consiglieri di maggioranza e il sindaco che si chiudono nella stanza del secondo per discutere e fare il punto della situazione. Qualcosa non quadra, ma dopo la pausa tutto sembra essere tornato al proprio posto. Si riprende a votare, senza discussioni, punto per punto (i punti in totale erano 12). Tutto viene approvato, secondo programmi, a maggioranza semplice: sette contro cinque a favore della maggioranza.

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A tarda sera si giunge finalmente al punto clou, il dodicesimo: l’approvazione del bilancio nella sua interezza. L’opposizione, sorniona, risparmia qualsiasi intervento e sembra avere fretta di arrivare al dunque. La maggioranza apprezza e sembra sperare a propria volta in una rapida chiusura della partita. Si vota ed è sempre sette contro cinque. Stavolta, però, i consiglieri di minoranza Angelo Mazza e Tommaso Carone alzano la mano e tirano fuori il più classico dei conigli dal cilindro: «Lo Statuto prevede che il bilancio si debba votare a maggioranza qualificata», dicono. Una maggioranza qualificata del 50 per cento più uno sul totale: servirebbero cioè nove voti.
Panico e discussioni: il presidente delle assise dà per buona la deliberazione, ma la questione sarà approfondita già domani. Sarà chiesto probabilmente un parere al prefetto, con la possibilità eventuale di sanare una situazione kafkiana. Oppure si paventa l’ipotesi di un ricorso al Tar. In ogni caso, serviranno i numeri, che al momento Pomarico non ha.

Eliseo Zanzarelli

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