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La moglie del boss Scu e il suo presunto complice tornano liberi: scagionati dai pentiti Penna e Gabibbo

SBarbara Carbone e Giovanni Mingollaecondo il gip del Tribunale di Lecce Alcide Maritati, a carico della 42enne Barbara Carbone di Mesagne, moglie del boss Scu Carlo Cantanna in carcere dal 2007, e del 48enne Giovanni Mingolla di Oria, arrestati nei giorni scorsi a San Michele Salentino per aver perpetrato un’estorsione ai danni di un imprenditore, non sussisterebbero i gravi indizi di colpevolezza che ne giustificherebbero la custodia cautelare.

Carbone e Mingolla, difesi dagli avvocati Giuseppe Pomarico e Pasquale Annicchiarico del foro di Brindisi, si trovavano in carcere dopo la convalida disposta dal gip del Tribunale di Brindisi Maurizio Saso, sono stati scarcerati alla vigilia dell’udienza fissata dinanzi al Riesame (che si sarebbe dovuta celebrare domani 7 novembre).

Il nuovo provvedimento scaturisce dalla trasmissione degli atti da parte del pubblico ministero della Procura di Brindisi Pierpaolo Montinaro alla Direzione distrettuale antimafia di Lecce, competente per l’appunto nell’ipotesi di contestazione dell’aggravante mafiosa. Il giudice leccese, confrontate le dichiarazioni rese dai due indagati in sede d’interrogatorio di garanzia con quelle di due pentiti eccellenti della Scu, Ercole Penna e Francesco Gravina alias “Gabibbo”, ha deciso di credere alla versione di Carbone e Mingolla, i quali erano a loro dire andati a riscuotere per conto di Cantana un credito lecito presso l’imprenditore sammichelano operante nel settore del commercio di legnami. Un credito di 2mila euro che fino a un certo periodo quest’ultimo avrebbe infatti onorato mediante vaglia postali con destinatario il boss Scu.

Francesco "Gabibbo" Gravina
Francesco “Gabibbo” Gravina

Una circostanza, questa del credito, corroborata dai due collaboratori di giustizia e valsa la revoca della misura cautelare a carico della 42enne e del suo presunto complice. Stando alla tesi del gip, non penderebbero sul loro capo, come in un primo momento stabilito dal giudice brindisino, alcun grave indizio di colpevolezza né esigenze cautelari per possibile fuga, inquinamento delle prove, reiterazione del reato.

I legali Pomarico e Annicchiarico avevano già presentato istanza di scarcerazione al Tribunale del Riesame, l’udienza dinanzi al quale era stata fissata per domattina, ma a questo punto – con Carbone e Mingolla tornati in libertà, sebbene ancora formalmente indagati – non ci sarà alcun bisogno che essa sia celebrata.

Eliseo Zanzarelli

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