Tempi di risparmi e spending review anche per la Chiesa universale. Dopo mesi di silenzio torna sulla scrivania di Papa Francesco il progetto, già preso in considerazione un anno fa, di riduzione delle diocesi italiane, proliferate nel tempo, un po’ come le province. Secondo il concordato del 1984 dovevano essere 100. Si sono moltiplicate come coniglie fino a raggiungere quota 236: uno sproposito se si considera che in Brasile, grande 30 volte l’Italia, sono appena un centinaio. Il pontefice venuto da lontano ha quindi deciso di arrestare la costosa proliferazione, ridimensionando il numero di diocesi italiane, abolendone almeno 36. Quando a maggio scorso il progetto è divenuto di pubblico dominio, in Puglia, la diocesi di Oria è parsa fra le più a rischio, per via delle sue ridotte dimensioni. Si è pensato a un taglio e a un accorpamento.
Ma a quanto pare il capoluogo della cristianità a questa latitudine resterà lì, con la sua curia e il suo vescovo. Sembra infatti che Papa Francesco abbia stabilito, quale criterio discriminante, quota 90mila abitanti: le diocesi al di sotto di tale limite saranno abolite. Quelle più popolose invece no. E la diocesi di Oria, che abbraccia anche i comuni di Francavilla Fontana, Latiano, Erchie, Torre Santa Susanna, Ceglie Messapica, Villa Castelli, Sava, Avetrana, Maruggio, Manduria e Uggiano Montefusco, supera abbondantemente la quota stabilita dal pontefice.
Fondata 1.400 anni fa – ma secondo la leggenda San Pietro passò per Oria già pochi anni dopo la morte di Cristo, nel 44 – la sede della Chiesa cattolica oggi retta dal vescovo Vincenzo Pisanello sopravviverà alla spending review del papa argentino.
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