Il dato è drammaticamente in controtendenza. L’occupazione in Italia, seppur lentamente e barcamenandosi fra ricette renziane e crisi europea, nel corso dell’ultimo anno è salita. L’Istat parla di 88mila unità in più, per un risicato +0,4%. Poca cosa, ma dopo due anni di calo nazionale, è manna dal cielo. Eppure da questa boccata d’ossigeno la Puglia è rimasta tagliata fuori. Qui nel 2014 non solo i posti di lavoro non sono aumentati come nel resto d’Italia (il ruolo di locomotiva spetta come sempre al Centro-Nord), ma sono addirittura diniminuiti. QUelli persi sono stati 14 mila: erano 1 milione e 158mila nel 2013, sono calati a 1 milione e 144mila nel 2014.
Non solo. Il tasso di disoccupazione in Puglia è schizzato dal 19,7 al 21,5 percento, contro una crescita calcolata dall’Istat per il resto del Mezzogiorno che si è fermata a quota 20,7 percento. Insomma, dati alla mano, la Puglia è ultima tra gli ultimi, avendo raggiunto un picco massimo nel tasso di disoccupazione del 23,1 percento. Il che, in termini più semplici, significa che nel quarto trimestre del 2014 quasi un pugliese su quattro era senza lavoro.