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Francavilla, imprenditore a giudizio per una fattura falsa. E alla vittima ipotecano la casa

Una fattura da ben 50.400 euro inventata di sana pianta, falsficata – pure male – per inserire quell’importo nella voce “costi” della dichiarazione dei redditi della sua società e così risparmiare un bel po’ di quattrini. E’ l’accusa per la quale un imprenditore della provincia di Taranto è stato rinviato a giudizio per falso in scrittura privata e dichiarazione fraudolenta per operazioni inesistenti. Presunti reati commessi a danno di un’altra imprenditrice, la francavillese M.G.P., titolare della “Sketch Wood”, che avrebbe emesso quella fattura e incassato i soldi, senza però dichiararli. Peccato però, almeno secondo la difesa sostenuta dall’avvocato Domenico Attanasi, che la donna di quella fattura, di quegli arredamenti venduti alla “Pliniarte” di C. T., di quei soldi, non sapesse assolutamente nulla.

L'avvocato Domenico Attanasi
L’avvocato Domenico Attanasi

La prima volta che ne ha sentito parlare è stato quando, il 31 gennaio del 2012, hanno bussato alla porta della sua azienda gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate di Brindisi, contestandole, appunto, di non aver dichiarato una fattura da 50.400 euro emessa dalla sua società il 10 dicembre del 2006. L’imprenditrice, presa visione della contestazione, è letteralmente caduta dalle nuvole, garantendo che lei quella fattura non l’aveva mai emessa, che quegli articoli di arredo non erano stati venduti alla “Pliniarte” e che quei soldi non li aveva mai né chiesti né incassati: neanche un centesimo.

Non essendo compito dell’Agenzia delle Entrate accertare chi abbia gabbato chi, contro M. G. P. è stato intanto avviato il procedimento di rito (per il quale è assistita dall’avvocato Angelo Prete) e la sua casa ipotecata. Contattato il suo legale l’imprenditrice ha quindi querelato C. T., esibendo per altro la fattura contestata (fatta inviare nel frattempo dalla segreteria della “Pliniarte”), e facendo notare che quel pezzo di carta erano sia pieno di errori, sia del tutto diverso rispetto agli schemi di fattura emessi regolarmente dalla sua società. L’intera faccenda è quindi finita nelle mani della Procura di Taranto che, ravvisando diverse ipotesi di reato ha chiesto e ottenuto dal gup Anna De Simone il rinvio a giudizio dell’imputato.

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