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L’intervista / Crisi Pd in tutta la provincia. Bruno: “Solo gufi. Non mi dimetto”

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Matteo Renzi con Maurizio Bruno
Matteo Renzi con Maurizio Bruno

Il Partito Democratico non è mai stato un’isola felice neppure in provincia di Brindisi, ma ciò che accade oggi ha dell’incomprensibile per molti tra elettori e addetti ai lavori non necessariamente democratici. Tra ribaltoni – valgano su tutti i casi di Ostuni e Carovigno – cocenti débâcle elettorali – si pensi al dato delle regionali e alle comunali di Mesagne, Oria, Torre Santa Susanna, Erchie, Ceglie Messapica, ecc. – e anarchia generalizzata, il segretario Maurizio Bruno ha le sue belle gatte da pelare. Sembra che ormai gli eredi di Pci, Pds, Ds e La Margherita non dispongano di una precisa linea politica da seguire e per questo sono sempre più gli scontenti, coloro che chiedono la testa dello stesso Bruno.

Questi, oltre a essere segretario provinciale Pd dal 31 ottobre 2013, è anche sindaco di Francavilla Fontana e presidente della Provincia: un entusiasmante filotto di affermazioni, quello del renziano doc, durato un anno intero – da fine 2013 a fine 2014 – che ora comincia a comportare affanni a ogni livello. I circoli nei comuni vanno ciascuno per conto proprio; a Francavilla lo scontro politico è particolarmente aspro; la Provincia ha mantenuto le competenze, ma non ha i soldi quindi zero interventi negli ambiti, solo per citarne qualcuno, concernenti l’edilizia scolastica, i trasporti, la viabilità (numerose le strade ridotte a un colabrodo), l’ambiente, il turismo, la cultura, il lavoro.

Maurizio Bruno
Maurizio Bruno

Ma il diretto interessato, Bruno per l’appunto, non se ne cura: «Stiamo attendendo il congresso regionale, considerata l’incompatibilità di Michele Emiliano nel frattempo divenuto governatore, e poi sarà la segreteria regionale a valutare l’opportunità di indire anche quelli provinciali e cittadini: per il momento resto dunque al mio posto dopo che la stessa segreteria regionale, quando sono stato eletto presidente della Provincia, ha rigettato le mie dimissioni: sono un uomo di partito e dunque resto a disposizione».

Come giudica ciò che sta accadendo sul territorio, in particolare a Ostuni e Carovigno?

«Io non ci trovo nulla di strano: la linea concordata con Emiliano è sempre stata la stessa: massima autonomia ai circoli periferici poiché solo chi conosce il territorio conosce anche il contesto socio-politico nel quale si fanno e si disfano gli eventuali accordi amministrativi».

E cosa risponde a quanti chiedono che sia lei per primo a recitare un mea culpa e a fare di conseguenza un passo indietro?
«Rispondo che non ho nulla da rimproverarmi o di cui pentirmi: se poi a chiedere le mie dimissioni è il consigliere regionale Pino Romano, ancora meno».

Per quale motivo se è Romano a chiedere le sue dimissioni gli dà ancora meno ascolto?

«Perché in genere non accetto lezioni, specie da chi è incarnazione della vecchia politica: il consigliere Romano è entrato a gamba tesa per quanto concerne Ostuni, ma ha taciuto su quanto accaduto con la sua complicità a Oria».

Si riferisce alle amministrative del giugno scorso?

«Esattamente: abbiamo presentato un candidato sindaco debolissimo, capace di raccogliere appena una manciata di voti e che poi al secondo turno si è schierato apertamente dalla parte del candidato di centrodestra barattando la dignità di un partito con un miserrimo posticino in Consiglio comunale. Ma di esempi che riguardano questi soloni della politica, che si ritengono sempreverdi, potrei farne tanti altri…».

 

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