Ieri, all’indomani del temporale e soprattutto della grandinata che si è abbattuta su Oria e Francavilla, ci siamo concentrati sui danni ingenti procurati alle abitazioni e alla auto. Oggi, invece, ci concentriamo sulle campagne, dove il maltempo ha letteralmente distrutto le colture tipiche del posto: uliveti e vigneti.
L’intero lavoro di un anno agreste letteralmente andato in fumo o, per meglio dire, caduto sotto i colpi d’artiglieria pesante dei chicchi di ghiaccio in alcuni casi grandi addirittura – stando ai racconti dei testimoni – quanto una noce di cocco.
Quasi una sassaiola che in appena un quarto d’ora è riuscita a buttare giù i prodotti del duro sacrificio degli agricoltori, già normalmente penalizzati oltremisura da logiche di mercato, quelle cui devono sottostare in agricoltura, alquanto discutibili e da conseguenti guadagni al limite dell’irrisorio.
In contrada Santa Croce, a Francavilla Fontana, quei pochi minuti di grandine sono stati sufficienti per smantellare le chiome di quasi 10mila piante e di far cadere in terra anzitempo circa 50 chilogrammi di olive.
Stesso scenario a Oria, luogo nel quale in maniera particolare si è accanito il rovescio dell’altro ieri: dalle distese sterminate lungo la provinciale per Torre Santa Susanna, passando per la strada di collegamento con Cellino San Marco, all’agro in direzione Latiano è uno scenario desolato e desolante quello nel quale ci s’imbatte.
Vigne a filari e qualcuna ad alberello martoriate proprio nel momento della raccolta, ulivi spogliati dei loro preziosi frutti che contribuiscono a creare, quasi come per magia, quell’oro di Puglia che, seppure a stento, si sta pian piano affermando come eccellenza agroalimentare in Italia e fuori dai confini nazionali proprio come il vino autoctono.
Al di là del danno economico in sé, rabbuia ancor più il fatto che nell’esatto momento in cui le si nota, inermi, lì sulla terra rossa, quell’uva e quelle olive, le si associa al sudore di chi, per tirarle su, aspettando pazientemente la stagione della raccolta, ci ha speso tempo ed energie, oltre che vil denaro.
La Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Brindisi riporta un dato allarmante: il 50 per cento del raccolto di olive nell’intera provincia è andato in malora, soprattutto nelle zone di Francavilla, Oria, Fasano, Cellino, Latiano, Mesagne e Torre. Ma sono ormai da gettare anche le piantagioni di bietole, insalata, melanzane, zucchine, broccoli, ecc.
Gia ieri il presidente provinciale Cia, Giannicola D’Amico, ha comunicato i danni all’Assessorato regionale alle Risorse agroalimentari e all’Ufficio provinciale Agricoltura e chiesto la perimetrazione delle aree interessate ai fini dei futuri risarcimenti del caso.
Ma il riconoscimento dello stato di calamità, ammesso che sarà richiesto e concesso, rappresenterà ora nient’altro che un contentino, un parziale ristoro per i proprietari, i quali magari – niente di più probabile – avranno già dovuto fare i conti, in termini pecuniari e affettivi, con auto bucherellate e case scalfite dalla furia della natura. Pensa che in fondo sì, sarebbe potuta andare peggio, un po’ aiuta. Ma davvero soltanto un po’.
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