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Oria, l’assessore lascia e ne ha per tutti: la lettera al vetriolo della “garibaldina” Anita

dimissioni anita sartorio

Pubblichiamo qui di seguito la lettera aperta alla cittadinanza con cui Anita Sartorio si è oggi dimessa da assessore al Bilancio del Comune di Oria. La “garibaldina” Anita – ci perdonerà per la battuta – ne ha davvero per tutti:

Visto che siamo ormai prossimi al Natale e visto che a Natale siamo tutti più buoni, colgo l’occasione per fare un bel regalo a tutti i componenti dell’Amministrazione comunale, ma in particolare al “mio” sindaco Cosimo Ferretti: le mie dimissioni da Assessore al Bilancio.

anita sartorio
L’ormai ex assessore Anita Sartorio

Non a caso ho scritto al “mio” Sindaco, perché in realtà non è passato molto tempo da quando ho creduto che tale potesse essere e ho talmente confidato in lui e talmente l’ho stimato da battermi e difenderlo come una leonessa contro chiunque sparlasse di lui in mia presenza dipingendolo nei modi peggiori e per me incredibili.

Ricordo bene come il “mio” Sindaco mi ringraziava e si complimentava con me, grato e commosso per la veemenza e la convinzione con cui avevo parlato tanto bene di lui nei pubblici comizi.

Quando il signor Sindaco mi chiese il curriculum e poi mi affidò l’incarico di Assessore al Bilancio credetti che avessero avuto il loro giusto peso e il loro giusto riconoscimento l’impegno e l’energia da me profuse, senza risparmio, durante la battaglia elettorale, insieme alle mie serietà e onestà personale, alle mie competenze e, non ultime, alle mie lauree.

Con l’avallo, che ora so non sincero, del partito con cui collaboravo dopo essere stata ripetutamente cercata e pregata, accettai l’incarico offertomi dal sindaco, pensando subito con entusiasmo a tutto ciò che avrei potuto fare di buono per il nostro paese, pronta a prodigami al massimo e a imparare subito come muovermi nel contesto amministrativo.

A dire la verità, luglio e agosto sono stati mesi di frenetico e soddisfacente lavoro, sia nel campo dell’Assessorato al Bilancio, sia soprattutto nel settore Spettacolo e turismo, in cui io mi vanto di essere particolarmente portata ed esperta. Infatti, su richiesta dello stesso sindaco, per tutta l’estate ho collaborato a tempo pieno con la collega a cui era stato affidato quell’incarico, collega completamente digiuna della materia ma, devo dire, molto pronta ad apprendere.

È stato bello per me prodigarmi affinché l’estate oritana potesse realizzarsi nonostante fossimo indietro con i tempi e nonostante si dovesse lavorare con finanze esigue (in dodicesimi) e senza un vero programma. L’obiettivo è stato raggiunto, come tutti sapete, ma solo alla collega sono andati i meriti, anzi a qualcuno dava fastidio se veniva citato anche il mio nome o se venivo invitata a presenziare a qualche evento.

Come da programma elettorale, c’è stata la presentazione del bilancio e la sua approvazione nei termini stabiliti, nonostante i tempi brevissimi; c’è stata la diminuzione della tassa sui rifiuti per quanto riguarda la attività commerciali che negli anni erano state maggiormente tassate; sono stati risolti i problemi dei debiti fuori bilancio, ecc. Ma, già dopo poco tempo dall’insediamento della giunta, i primi cambiamenti di umore, cambiamenti dapprima appena percettibili, via via sempre più evidenti. Si iniziò col saltare il passaggio da me quando si trattava di decidere come rendere pubblico l’uso che si intendeva fare del famoso “tesoretto”; alle mie proteste, il sindaco mi rispondeva che non dovevo badarci, che erano sciocchezze senza importanza!

Invece che essere resa partecipe di ogni cosa, sono stata sempre messa in disparte. Ad esempio, accadeva sempre più spesso che il sindaco dicesse di volersi interessare personalmente di alcune cose (esempio: riunioni con gli impiegati dell’Andreani tributi su argomenti già da me conosciuti).

In seguito, iniziarono a dimenticarsi di avvisarmi quando c’era qualche Giunta per firmare delle delibere e, alle mie rimostranze, mi si rispondeva che era stata una cosa decisa in fretta e in furia, che non c’era stato tempo, che era sfuggito all’impiegato di avvisarmi.

Mi si cominciò a informare delle Giunte telefonicamente, mezz’ora prima, dieci minuti prima, se andava bene un’ora prima, mentre ero a lavoro. Ovviamente ciò mi impediva di parteciparvi. E quindi iniziarono le lamentele per le mie assenze e per il fatto che il mio lavoro mi impediva di essere presente nelle attività di amministrazione; mi cominciarono a giungere velati consigli di dimettermi.

In realtà, il mio lavoro, e tutti lo sanno, non mi impedisce un bel niente, perché io ho diritto a tutti i permessi che mi servono per l’attività di amministratore. Comunque, quando mi resi conto di ciò che stava succedendo, inoltrai richiesta, regolarmente protocollata, di convocazioni scritte da recapitarmi con congruo preavviso, in modo da poter chiedere i necessari permessi. La mia richiesta è rimasta sempre lettera morta!

Ovviamente, non è stato difficile capire, fin dalle primissime avvisaglie, l’obiettivo di tali comportamenti da parte del sindaco e dei suoi fedelissimi o, per meglio dire, da parte del o dei burattinai che muovono i burattini, i quali qualche volta si sono persino spinti a fare, in mia presenza e di altre persone, sorrisini e battute piuttosto squallide (ad esempio uno di questi fedelissimi, seduto vicino al mio tavolo al bar, ebbe a dire parlando al telefono con un suo amico, a voce alta perché potessi sentirlo, che “se lui fosse stato fesso, si sarebbe fatto fare assessore”).

Qualunque persona intelligente e perbene può capire e rimanere schifata dalla miseria e dallo squallore di una simile battuta. Costui che si esprimeva così, come ho detto, era ed è uno dei fedelissimi del sindaco Ferretti, e io di lui non mi sono meravigliata più di tanto.

Ciò che invece mi ha colpita maggiormente è stato il comportamento equivoco del Consigliere del mio partito UDC, del partito al cui successo ho purtroppo contribuito.

Con questo Consigliere, signor Francesco Biasi, io pensavo di dover collaborare, invece ho potuto notare la sua quasi inesistenza nel contesto amministrativo e la distanza volutamente interposta fra sé e me, tanto che non mi rispondeva mai quando lo chiamavo per chiedergli pareri e informazioni. Sempre troppo impegnato a sbandierare… Mi son dovuta rendere conto della sua doppia faccia nei miei confronti, come ho dovuto rendermi conto anche della doppia faccia della mia segretaria di partito, la dott.sa Rossella Pinto, cui oggi come oggi riconosco solo una capacità che primeggia in modo stupefacente: quella di riuscire ad abbindolare le persone con una recitazione da attrice nata che farebbe invidia a moltissimi attori del cinema e di servirsene per i propri scopi. Fortunatamente le bugie hanno le gambe corte e d è venuto subito allo scoperto il suo vero essere.

Con mio rammarico, oggi mi trovo a pensare che alla fine non avevano tutti i torti i membri dell’opposizione, quando, durante la campagna elettorale, si esprimevano tanto negativamente sui personaggi che appoggiavano il sindaco Ferretti e su quest’ultimo in particolar modo.

Tuttavia, non è solo per tutto ciò che ho detto fin qui che oggi voglio finalmente mettere fine a questa esperienza politica durata quasi sei mesi. Vi sono altre e più valide motivazioni, per me anche più importanti: in questi pochi mesi, ho visto con i miei occhi come si decide di realizzare determinati interventi nel paese; non secondo una pianificazione di ciò che è necessario nell’interesse della cittadinanza in generale, ma su criteri di amicizia (ad esempio, bisogna sistemare le strade? Bene, si farà prima la strada dove abita quel tale amico che mi ha portato tanti voti, poi quella dell’altro amico e così via; ognuno ha i suoi amici e se tu abiti in una strada completamente dissestata, ma non sei amico di nessuno dei fedelissimi, amen…).

La stessa cosa per quanto riguarda alcuni professionisti il cui debito nei confronti del Comune doveva essere saldato: prima chi conosciamo o è a noi vicino politicamente e così via.

Dicendo queste cose, non voglio offendere nessuno, d’altra parte si risente e si offende solo chi ha la coda di paglia e sa che sto dicendo la verità.

Qualcuno ha avuto modo di definirmi una “cavalla selvaggia”; e questo qualcuno è l’unica cosa che ha capito di me; però come definizione la trovo azzeccata in quanto io mi sento talmente libera, senza padroni e talmente onesta da potermi permettere di parlare come sto facendo, col cuore in mano e senza paura di niente e di nessuno.

Tra le altre cose, mi fu detto anche che io non sapevo relazionarmi con i colleghi assessori, cosa del tutto campata in aria perché con tutti loro ho sempre avuto un rapporto cordiale e di disponibilità, anche perché sono tutte persone con cui mi conosco da anni.

Persone molto corrette e rispettose nei miei riguardi si sono dimostrati gli impiegati comunali, in particolare la dottoressa Angelica Sabba dell’Ufficio Ragioneria, persona seria e responsabile, lavoratrice instancabile insieme alla quale ho lavorato tanto senza mai alcuna protesta da parte sua per la fatica e per gli orari a volte davvero impossibili. La ringrazio per non avermi mai fatto mancare il suo supporto e la sua stima. Lo stesso apprezzamento e ringraziamento va alla dottoressa Gobbi responsabile dell’Ufficio Servizi Sociali.

Per concludere, non nascondo di uscire di scena mortificata, delusa e anche disgustata, non dalla politica (che continuerò a fare se ne avrò l’occasione), ma dalle persone che attualmente fanno i politicanti nel nostro paese.

Queste persone sono riuscite, ancora una volta, a ingannare la cittadinanza mettendo in amministrazione qualche faccia nuova e pulita, come la sottoscritta, per poi subito dopo farla fuori continuando a fare i soliti giochi e rimettendo in scena vecchi volponi camuffati da agnellini chissà per quali arcane motivazioni…

Qualcuno mi disse una volta che per essere un politico bisogna essere capaci di passare anche sul cadavere della propria madre e che la politica non si fa al Comune ma fuori dai palazzi… magari in contrade di campagna nascoste dalla vegetazione e da alte mura e cancellate (permettetemi la sottigliezza) e che le persone perbene non possono stare in politica. Tutto ciò che ho avuto modo di vedere sembrerebbe convalidare questa idea.

Però io penso che non per forza debba essere così, anzi mai come ora ho capito l’importanza e la nobiltà della politica se a farla sono persone pulite. Ecco perché le mie dimissioni non significano che ormai me ne starò per sempre fuori, significano invece che, dopo questa esperienza, mi sento più forte e anche più capace di scegliere persone migliori con cui collaborare politicamente.

Perciò saluto chi mi stima e mi vuole bene, tutti i cittadini che hanno creduto e che credono in me, con un bell’arrivederci alla prossima tornata elettorale.

Anita Sartorio

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