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Sedici anni fa il suo sacrificio, ma il maresciallo Dimitri vive nel rapporto tra città e forze dell’ordine

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Il maresciallo Antonio Dimitri
Il maresciallo Antonio Dimitri

Sono trascorsi 16 anni dal suo sacrificio, ma il maresciallo Antonio Dimitri vive ancora oggi nel rapporto intenso e speciale tra la città di Francavilla Fontana e i carabinieri, le forze dell’ordine in genere. Intorno alle 15 del 14 luglio 2000, il 32enne sottufficiale dell’Arma fu barbaramente trucidato con più colpi d’arma da fuoco da due dei quattro banditi che avevano preso d’assalto l’allora Banca Commerciale Italiana, all’angolo tra viale Lilla e via San Francesco, e messo a segno una rapina milionaria. Dimitri, che giunse sul posto in abiti civili insieme con un collega, notò che i rapinatori avevano preso con sé degli ostaggi e scattò per salvarli, ma fu raggiunto alle spalle da una gragnola di spari.

13716178_10208528813730480_7364813031838438080_nStamattina, come ogni anno dopo quel tragico giorno, tutte le istituzioni locali si sono ritrovate in quel posto per onorare la memoria dell’indimenticato servitore della Patria. Così, oggi sul luogo del delitto e del ricordo erano presenti il vescovo della Diocesi di Oria, monsignor Vincenzo Pisanello, che ha officiato la funzione religiosa nella chiesa del Carmine, ma anche e soprattutto il viceprefetto Pasqua Erminia Cicoria, il comandante provinciale della Benemerita colonnello Nicola Conforti, il comandante della locale compagnia capitano Nicola Maggio e gli altri vertici territoriali delle forze armate (Finanza, Marina, Aeronautica) e dell’ordine (polizia di Stato) e delle associazioni di categoria. In rappresentanza della Città degli Imperiali c’erano inoltre la polizia locale e, ovviamente, la rappresentanza politica, con il sindaco Maurizio Bruno e gli assessori Concetta Somma e Maria Rizzo, oltre ad alcuni consiglieri comunali.

13690752_1243677772345111_2017205493978137936_nCiò ha dichiarato il sindaco: «Oggi il maresciallo Antonio Dimitri avrebbe avuto quasi la mia età.  Forse saremmo diventati amici, e forse, incontrandoci, avremmo preso qualche caffè insieme. Forse davanti a uno di quei caffè mi avrebbe raccontato di quella volta, di quel 14 luglio del 2000 che l’afa era insopportabile proprio come oggi, quando si trovò all’improvviso ad assistere a una rapina proprio lì, in viale Lilla; e di come si appostò lontano in attesa dei rinforzi. E forse mi avrebbe raccontato di come temette per la propria vita, del cuore che gli batteva all’impazzata mentre nascosto dietro a un riparo osservava i banditi scappare via con gli ostaggi. E forse mi avrebbe raccontato della notte insonne che passò una volta tornato a casa. Un po’ per l’adrenalina, un po’ per l’afa.  Ma non è così. Oggi sono io a parlare di lui che quel 14 luglio del 2000 assistette a una rapina e, senza nascondersi, senza esitare, senza attendere rinforzi, si lanciò col cuore in mano verso il suo destino. Per morire, e per vivere per sempre, nei nostri ricordi, come un esempio della migliore umanità, come uno dei più grandi e veri eroi che la nostra comunità abbia mai conosciuto».

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