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Storia del 19enne Damiano: da garzone in Italia a capo pizzaiolo in Germania

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Damiano al lavoro
Damiano al lavoro

Ha solo 19 anni ma può già un po’ proporsi come modello da seguire per tanti giovani. Parlare con lui e di lui non è stato facile, perché può essere il fratello, il figlio, il fidanzato lontano, o anche quella parte di noi che non si è mai arresa al corso della vita. E, così, ha deciso di cambiarla. Si chiama Damiano Ribezzo, viene da Francavilla Fontana, ma ha imboccato la strada del lavoro che conduce diritto in Germania.
Fa strano sentigli dire, nella stessa frase, che fin da piccolo ha sempre aiutato il suo papà in campagna a raccogliere la verdura e che, nel frattempo, ha imparato a parlare tre lingue: il francese, l’inglese e lo spagnolo. Più un’altra, adesso: il tedesco.
Damiano racconta di un passato fatto di sacrifici e di lavoro: a diciassette anni comincia la sua esperienza da cameriere in un bar, poi si propone come aiuto panettiere, e in questi due anni di impegno e fatica non si fa mancare neppure la pratica da cartapestaio, arte che apprende nella bottega di Piero Balsamo. Nel frattempo, gli studi presso l’istituto alberghiero “Sandro Pertini” di Brindisi.
«Io ringrazio i miei genitori per avermi permesso questi sacrifici – sorride Damiano – perché sarebbe stato più facile tenermi in una campana di vetro, e invece mi hanno permesso di trovare la mia strada, di lasciarmi camminare da solo».
Basterebbe già solo questo per riconoscere in lui una luce diversa, ma la sua strada lo porta più lontano, fino alla stagione estiva di quest’anno, a Fragagnano, dove lavora come aiutante pizzaiolo. Qui viene notato dal gestore di un locale tedesco, che gli propone un nuovo lavoro e una nuova vita. La prima cosa che cambia nel nuovo Stato è la mansione: Damiano si ritrova a essere, ancora così giovane, non più aiutante ma pizzaiolo: «Ho dovuto fare, per la prima volta, tutto da solo. E, da solo, sto imparando».
“Imparare” è la parola chiave per aprire il suo cuore: vuole “imparare” un mestiere per costruire basi solide per il suo futuro, ma vuole anche “imparare” il tedesco per non chiudersi in se stesso e aprirsi agli altri. È curioso di conoscere la gente del posto, di stringere rapporti e “imparare” a gestire un’attività.

«Così, un giorno, potrò avere un locale tutto mio. Il mio sogno è poter offrire un lavoro qui ai miei fratelli, Valentino, Mimma e Irene, e finalmente riunirci tutti. Sto imparando per loro», spiega.

Non si può fare a meno di chiedergli come riesca a gestire la lontananza, come faccia a vivere lontano da casa. È una domanda che si aspetta. Forse anche lui se l’è già posta tante volte: «Le radici rimangono – assicura – non dimentico il paese da cui provengo né la mia famiglia. Se mi stai parlando del passato, io non posso dimenticare il mio. Ma se mi stai parlando di presente, e di lontananza fisica, ti dico che a volte è preferibile scappare da un luogo o allontanarsi da alcune persone a cui sei stato legato e da cui sei stato ferito. Inoltre, allontanandoti dagli affetti ti rendi conto di quanto ti mancano: è ciò che è accaduto a me con la mia ragazza. Perciò questo è il consiglio che do ai miei coetanei ma anche ai ragazzi più grandi: camminate da soli. Nella vita non bisogna mai dire “non riuscirò mai a concludere qualcosa di buono”, perché non è vero. Cercate altrove e credete in un futuro migliore».
La storia di Damiano è la storia di un sogno realizzato. All’estero. Non sappiamo se sia giusto o meno dirglielo, ma gli scriviamo, prima di salutarlo, che l’Italia ha bisogno di ragazzi coraggiosi come lui.
«Un giorno tornerò, ma non ancora». È la promessa sua e di tanti altri giovani talenti fuori confine.

Ilaria Altavilla

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