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Rotatoria e dintorni, intervista a Ferrarese: «Solo un dono alla mia città, basta strumentalizzare»

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di Eliseo Zanzarelli

L’aspetto un po’ sornione, in fondo, ce l’ha sempre avuto. Senza quello, forse, non sarebbe arrivato dov’è ora. E, infatti, guai a fidarsi delle apparenze. Chi lo conosce, sa che distratto o rilassato non lo è praticamente mai. È a capo, oltre che della sua impresa – continua a crescere nonostante i venti e i tempi di crisi – anche di un fondo, quello del patrimonio immobiliare italiano, che quest’anno, per la prima volta nella sua pur breve storia, chiuderà l’esercizio finanziario in attivo. Unico cruccio: poco Sud, almeno per il momento. Nel giro d’affari – se così lo si vuole chiamare – finora soprattutto Centro-Nord, a dirla tutta più Nord che Centro.

Ma Massimo Ferrarese, imprenditore ed ex presidente di Confindustria, della Provincia di Brindisi e già patron del Brindisi basket che ha portato in serie A, non pensa soltanto alle questioni “romane”. Da qualche mese a questa parte, l’inventore del Laboratorio Brindisi – un contenitore capace di mettere d’accordo e tenere ancora insieme i moderati – è tornato di prepotenza a calcare la scena del suo territorio d’origine.

La prima sindaca di Brindisi dopo lo strappo con Ncd; la rotatoria nella sua città natìa, Francavilla Fontana; sempre più amministratori (francavillesi e non, ultime new entry a Ceglie) che si professano del suo stesso “credo”, quello di Noi Centro, dati alla mano: il movimento che, slegato dai partiti nazionali, conta più adepti in provincia di Brindisi. Senza, con ciò, dimenticare le perdite, anch’esse numerose e dolorose, sotto un profilo politico e anche personale.

Non rinnega nulla, nessuna scelta, Ferrarese, il quale non passa, semmai rilancia e raddoppia. Di lui, nel bene e nel male, si è ormai tornati a parlare pressoché quotidianamente e, allora, Lo Strillone è risalito direttamente alla fonte e l’ha intervistato. Oggetto dell’intervista, a braccio,i temi caldi del periodo.

Presidente, negli ultimi tempi si registra un ritorno di fiamma di Noi Centro. Ma dove pensa di andare a parare con il suo movimento?

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Noi Centro si riorganizza anche a Francavilla: Ferrarese con il consigliere Dario Mancino

Innanzitutto, questo non è il mio movimento, ma semplicemente il movimento che presiedo e che è di tutti coloro che ne fanno parte. Non si vuole andare a parare da nessuna parte se non nel territorio: siamo e siamo sempre stati presenti in provincia di Brindisi, siamo presenti in provincia di Taranto e ora anche nel Leccese. Ci muoviamo ovunque secondo ciò che decide il movimento, le cui uniche prerogativa e ambizione sono quelle di continuare a essere protagonista di una politica buona, sana e onesta nel e per il territorio.

Da Noi Centro a Invimit: due mondi distanti e forse paralleli. Quale le dà più soddisfazioni?

Nuovi "acquisti" anche a Ceglie: Ferrarese con Domenico Convertino, Francesco Locorotondo e Donato Santoro
Nuovi “acquisti” anche a Ceglie: Ferrarese con Domenico Convertino, Francesco Locorotondo e Donato Santoro

Tutti e due, ma in maniera diversa. Noi Centro cresce a livello locale ed è una delle tante belle esperienze associative (Confindustria Brindisi, l’Enel Basket, l’Upi nazionale ecc.) che ho avuto la fortuna di fare sino a oggi nella mia vita. Invimit rappresenta un mondo più congeniale alla mia persona e alla mia figura, che è quella soprattutto di un imprenditore che si sforza di far crescere le imprese sotto la sua responsabilità. Invimit non è propriamente un’impresa, ma il fondo dell’intero patrimonio immobiliare italiano e, per le prima volta, chiuderà l’esercizio in corso senza perdite, in attivo. Nell’ultimo anno abbiamo acquisito centinaia di immobili, 150 dei quali tra i più pregiati in Italia, e gestito masse per un miliardo di euro, e per questo risultato ringrazio l’intero Cda e l’amministratore delegato che si sono mossi e hanno lavorato benissimo.

Ritorniamo al locale. Rotatoria di Borgo Croce a Francavilla Fontana, la sua città. Mossa elettorale, favore a Bruno, strategia per riconquistare l’Asi… Se ne sono dette, scritte e lette di cotte e di crude. Dal suo punto di vista, come stanno le cose? Qual è la sua verità?

Non si tratta della mia verità, ma della solita e unica verità. In tempi non sospetti, parliamo del febbraio scorso, ho incontrato gli amministratori di Francavilla Fontana e ho espresso loro il mio desiderio di realizzare quel rondò completamente a mie spese e di donarlo ai miei concittadini. Un desiderio che avevo da tempo: ogni giorno, quando rientravo a Francavilla dal lavoro, mentre ero in attesa al semaforo, mi chiedevo quanto tempo prezioso la gente perdesse a quell’incrocio e quanti fossero i rischi per la sicurezza quando i semafori erano spenti o lampeggianti. Così, dopo averne discusso in azienda, ho pensato di offrire alla città progetto e opera, chiavi in mano. Il sindaco e gli altri amministratori si sono ovviamente mostrati favorevoli, così ad aprile ho consegnato loro il primo elaborato progettuale. Dopodiché in Comune hanno trovato il modo di rendere possibile la mia donazione, si badi bene: una donazione a tutta la città e non all’amministratore pro tempore, a Tizio o a Caio. Il resto è storia recente: in una settimana siamo passati dalla posa della prima pietra alla consegna della rotatoria, tanto attesa per decenni, che mi pare stia funzionando benissimo. È stata la prima opera infrastrutturale donata da un privato in Italia. Voglio anche chiarire che il contratto con il comune prevedeva l’installazione di due grandi cartelli pubblicitari per la mia azienda, pubblicità alla quale ho rinunciato perché voglio che rimanga una donazione e basta.

Ok, ma questo “regalo” alla sua città l’avrebbe fatto anche se ci fosse stata un’altra amministrazione di diverso colore?

Assolutamente sì. Ripeto: nessuno mi aveva chiesto nulla, io avevo intenzione di compiere questo atto di generosità e, ritengo, di grande utilità per Francavilla e l’ho fatto. D’altra parte, quando ho formulato la proposta – a febbraio – ero in sintonia e in ottimi rapporti politici con l’amministrazione, rapporti che però già ad aprile si erano incrinati e che erano politicamente interrotti in occasione delle elezioni amministrative di Brindisi. Se la mia fosse stata un’operazione politica e avessi voluto, mi sarei potuto tirare tranquillamente indietro prima dell’estate. E, invece, ho chiesto che si accelerasse. Gli uomini passano, le opere rimangono.

Lei ha ricordato poc’anzi la campagna elettorale e lo strappo di Brindisi. Ha posto il veto sulla candidatura di Nando Marino, col quale aveva condiviso un bel percorso in ambito cestistico fino a quando i rapporti tra voi due non sono più stati idilliaci…

La sindaca di Brindisi Angela Carluccio
La sindaca di Brindisi Angela Carluccio

Non ho posto alcun veto. Siccome tanto il Pd quanto il mio ex partito (Ncd) avevano voluto calare una candidatura dall’alto, di fatto imponendola a me e al movimento, ho semplicemente chiesto un altro metodo per scegliere quello che sarebbe stato anche il nostro candidato. Avrei e avremmo gradito una candidatura condivisa o che si fosse passati quantomeno dalle primarie, ma ciò, nonostante sia un metodo sempre utilizzato dal PD, anche nei piccoli paesi, a Brindisi non è stato accettato. Era fin troppo chiaro a quel punto che era più una guerra ad personam che altro ed allora abbiamo deciso di percorrere una strada alternativa, che peraltro si è dimostrata vincente: Angela Carluccio, la candidata di Noi Centro, ha vinto le primarie di coalizione ed è poi stata eletta prima sindaca nella storia di Brindisi e tutti gli strateghi che si erano uniti per eliminarmi politicamente hanno fallito nel loro intento.

Tre anni fa circa, dopo le dimissioni da presidente della Provincia, si parlò di una sua candidatura al Parlamento. Poi tutto sfumò… Ha qualche rimpianto? Coltiva ancora il sogno di approdare, un giorno, a Montecitorio o a Palazzo Madama?

Premetto che nella vita nulla è impossibile e che sarebbe da stupidi o da ingenui escludere tutto a priori. Detto ciò, non rimpiango né la mia scelta di lasciare anzitempo una Provincia completamente svuotata di tutte le sue risorse e diventata un ente di secondo grado, né quella di non accettare il secondo posto nel listino bloccato della Camera che al tempo mi fu offerto. Anche in questo caso voglio però essere sincero: sono soprattutto un imprenditore che non vive di politica e, dunque, non mi dispiacerebbe continuare a restare per molto tempo ancora nel posto che occupo ora (Invimit) poiché molto più importante e delicato rispetto a quello di un semplice parlamentare, oltre che più confacente alla mia storia personale e professionale.

Si parla di un suo ritorno diretto sulla scena politica locale o, per dirla a suo modo, sul territorio. Questo almeno lo conferma? 

Lo posso confermare, ma per una semplice ragione: non me ne sono mai allontanato. Nonostante i miei impegni gravosi fuori dalla mia città, dalla mia provincia e dal mio amato Sud, sono rimasto in contatto quotidianamente con gli amici e con il movimento, ed è sempre un piacere quando sindaci, assessori e consiglieri, come dimostrano gli ultimi avvenimenti, mi contattano per chiedermi d’incontrarci e d’intraprendere un percorso insieme. Inutile dire che, a prescindere dal resto, per loro il tempo lo trovo sempre. E che per la mia gente ci sono e ci sono sempre stato…

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