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Bruno replica a Somma: «Sorpreso e amareggiato, tutto infondato: l’errore fu mio»

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Si riceve e pubblica:

Non posso che dirmi sorpreso e amareggiato per le improvvise dimissioni dell’ex vicesindaco Concetta Somma. Sorpreso da dimissioni che non sono state mai, e dico mai, nemmeno una sola volta, preannunciate o paventate per cercare insieme di rimuoverne le possibili cause: dimostrazione del fatto che probabilmente, se reali, non c’era alcun interesse a rimuoverle; amareggiato per delle motivazioni o che non trovano davvero alcun riscontro nella realtà, o che addirittura non sono mai state sollevate prima, se non direttamente nella inspiegabile lettera diffusa anche agli organi di informazione, con la quale l’ex vicesindaco ha comunicato il suo congedo.

E allora credo sia più che legittimo ipotizzare che quella sfilza di accuse mosse in quella lettera siano solo dei pretesti per motivare una scelta mossa da altre ragioni che, a questo punto, non mi interessa nemmeno conoscere. Mai, ad esempio, Concetta Somma ha posto in giunta uno dei problemi che sarebbero alla base delle sue dimissioni: vale a dire il trasferimento degli uffici dei servizi sociali dagli attuali locali di via Barbaro Forleo (che ospiteranno la nuova Biblioteca) a quelli, al di là della strada, lasciati liberi dal Centro per l’Impiego. Sostiene che i nuovi uffici sono pieni di barriere architettoniche. Quali? Dove le ha viste? Ogni angolo dell’immobile è raggiungibile con scivoli e ascensori. Quindi dove sarebbero gli ostacoli? E perché, viste queste sue insormontabili perplessità, ha posto il problema solo in quella lettera?

Concetta Somma ci accusa poi di non voler varare il Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA). Ma quando? Chi lo ha detto? La diffida da parte della Regione è arrivata solo pochi giorni fa. E’ una diffida che ci intima di progettare un piano previsto da una legge di 30 anni fa, che solo pochi Comuni in Italia hanno realizzato e che la Regione ci ha sollecitato oggi perché richiesta da un attivista politico di Francavilla più interessato a cercare di mettere in difficoltà (ci vuole ben altro) la mia Amministrazione con un pezzo di carta e una legge i cui effetti dovevano esaurirsi nel 1987, che alla vera eliminazione delle barriere architettoniche. Va infatti detto che se quel PEBA non è mai stato attuato da quasi nessun Comune italiano o sollecitato dalle Regioni di ogni latitudine e colore, non è perché tutti i sindaci e governatori d’Italia degli ultimi 30 anni sono brutti, sporchi e cattivi, ma perché quel piano è stato anno dopo anno superato dai fatti, dall’eliminazione concreta di quelle barriere.

Problema risolto quindi? Ma assolutamente no. E guai se lo si pensasse. Tantomeno a Francavilla, dove, nonostante i progressi, esistono ancora ostacoli fisici alla libera circolazione dei disabili: ma non di certo tanti quanti ve ne erano nel 1987. In questo quarto di secolo ogni Amministrazione comunale di Francavilla, di destra, centro e sinistra, ha rimosso barriere e creato nuovi marciapiedi, edifici pubblici e quant’altro a misura di disabile. Usare i toni catastrofici di questi giorni non è quindi assolutamente accettabile, oltre che ingeneroso nei confronti di quanto è stato fatto da tutte le Amministrazioni, Enti e governi in questi anni. Il PEBA a Francavilla sarà fatto e siamo già al lavoro per cercare i fondi. Ma pretendere così come fa in quella lettera l’ex assessore Somma, che una pratica ignorata per ben 30 anni, debba essere risolta in queste settimane o muerte, è come ho già detto, davvero pretestuoso.

Concetta Somma lamenta poi di non aver potuto fare quanto voleva nei settori del Welfare e della vivibilità comune. E chi glielo ha impedito? Quando? Chi le ha mai detto di no? Ha avuto carta bianca su tutto data la mia incondizionata fiducia, e avrebbe continuato ad averla se si fosse data il tempo di proseguire nel suo lavoro. Tredici mesi non bastano per cambiare una città, così come non basta dare degli ordini perché questi siano eseguiti da tutti senza poter dire la propria. In un ambiente di lavoro, in cui il dialogo è necessario, bisogna rispettare anche le posizioni dei colleghi che non devono essere per forza in armonia con le proprie. Né considerare le proprie idee come fossero Vangelo. Il confronto fa parte della vita, oltre che della politica. E non per questa chi la pensa diversamente dev’essere visto come un sabotatore o un nemico del popolo.

Ingenerosa, se non addirittura assurda, è poi l’accusa di non aver ricevuto atti e documenti quali il Piano finanziario della Tari, su cui per altro è stato fatto tutto quanto il possibile per evitare qualunque aggravio sulle spalle dei cittadini, nonostante di fatto il margine di manovra sia per legge ridotto al lumicino. Lei era il vicesindaco, aveva libero accesso a qualunque atto e in qualunque momento. E mai le è stato negato. Se così non fosse stato non di certo a un comunicato avrebbe dovuto affidare le proprie rimostranze, ma a ben altre autorità. A meno che non si veda nei colleghi solo dei passacarte al proprio servizio, imputabili di lesa maestà se impegnati anche nello svolgere il proprio incarico.

Infine lei sostiene che tra le ragioni che un anno fa mi hanno portato a chiederle di entrare in giunta, con la carica di vicesindaco, ci sia la sua storia politica personale e famigliare. Certo che sì. Certo che è così, e lo rivendico. Per me Concetta Somma era proprio per queste ragioni il massimo della garanzia di correttezza e lealtà a certi ideali in cui io stesso credo. E averla in giunta significava per me avere un peso a sinistra di indubbio spessore e coerenza, proprio sulla scorta della sua storia. Ma devo essermi sbagliato. E questo, sì, è stato un mio errore di ingenuità.

IL SINDACO
Prof. Maurizio Bruno

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