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Complice in un’intimidazione incastrato da telecamere e social network

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Giuseppe Diamante

Il 31 maggio 2016, con un complice, commise un’intimidazione ai danni della madre di un pregiudicato detenuto in carcere. Nei confronti del 38enne Giuseppe Diamante, nato a Mesagne e residente a Latiano, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di San Vito dei Normanni hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Stefania De Angelis su richiesta del sostituto procuratore Pierpaolo Montinaro. È accusato di danneggiamento, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi clandestine in concorso.

Le indagini sono state lunghe e complesse. La svolta è giunta il 26 luglio 2016, quando il presunto complice di Diamante – Antonio Di Cataldo – fu ucciso da suo padre al culmine di una lite familiare. Quel 31 maggio, secondo investigatori e Procura, Diamante e Di Cataldo esplosero sei colpi di pistola contro il portone dell’abitazione della madre di un pregiudicato, un gesto collegato alle vicende giudiziarie di suo figlio.

Gli elementi che hanno condotto all’arresto di Diamante e all’individuazione del complice sono stati acquisiti grazie alle immagini di un impianto di videosorveglianza presente nella zona dove sono avvenuti i fatti, nonché grazie alle analisi tecniche del Ris che ha accertato che la pistola che aveva ucciso Di Cataldo era la stessa usata per compiere l’atto intimidatorio.

Le immagini ripresero la massiccia figura Diamante, comprese le braccia con vistosi tatuaggi, mentre faceva da “palo” al suo amico e complice Di Cataldo che materialmente premeva il grilletto.

All’identificazione di Diamante i carabinieri sono giunti anche utilizzando le indagini trovate su facebook, in particolare grazie a una sua foto che lo ritraeva con indosso la stessa maglietta avente usata la notte del delitto.

Ulteriori elementi sono stati forniti dai contatti telefonici tra i due poche ore prima del danneggiamento.

Infine, il tragico evento del 26 luglio 2016 quando morì assassinato proprio Di Cataldo. L’autore dell’omicidio – il padre di Di Cataldo – quella sera sparò con una Smith & Wesson cal. 38 illegalmente detenuta proprio dal figlio.

I carabinieri recuperarono l’arma che, sottoposta a sequestro in seguito al delitto, fu stata inviata ai Carabinieri del Ris che poi, in costante contatto con l’Arma di San Vito dei Normanni, hanno accertato la compatibilità tra i due episodi accertando la corrispondenza tra le ogive trovate a casa della donna e la pistola usata per l’omicidio.

L’arrestato, dopo le formalità di rito, è stato condotto nella casa Circondariale di Brindisi.

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