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L’avvocato racconta tutto al giudice: «Io e la mia famiglia minacciati, voleva 30mila euro»

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Stamattina, l’avvocato Fortunato “Giovanni” Calò, alla presenza del suo difensore Pasquale Annicchiarico, è stato interrogato in carcere dal Gip Paola Liaci, cui ha raccontato come e soprattutto perché, intorno alle 17,45 di giovedì 30 marzo, ha fatto fuoco e ha ucciso nello studio legale al primo piano del civico 242 A di via Latiano, a Oria, il suo cliente Arnaldo “Fernando” Carluccio, di 45 anni, contro il quale ha sparato 15 colpi, tanti quanti ne conteneva il caricatore della sua Beretta Px4 Storm. Il sostituto procuratore Raffaele Casto gli contesta l’omicidio premeditato e il porto illegale dell’arma, che l’avvocato deteneva in forza di una licenza per uso sportivo, ma che quel giorno non avrebbe dovuto avere con sé.

L'avvocato Calò
L’avvocato Calò

Da un paio di settimane a quella parte – ha sostenuto Calò – Carluccio non gli dava pace poiché pretendeva 30mila euro a titolo di anticipo per una pratica assicurativa da lui seguita (l’udienza era fissata per il prossimo 27 aprile). Nei giorni precedenti la tragedia – sempre stando alla versione dell’indagato – Carluccio aveva raggiunto Calò sotto il suo studio legale, l’aveva invitato a salire nella sua auto e, dopo averlo condotto in una stradina sterrata lungo la provinciale per Latiano, gli aveva puntato contro una pistola e l’aveva minacciato di ucciderlo insieme con i suoi affetti più cari e, in particolare, i suoi figli.

La vittima: Arnaldo Carluccio
La vittima: Arnaldo Carluccio

Così, giovedì scorso, Calò ha preso da casa e portato con sé in studio la sua di pistola. Quando Carluccio è andato a trovarlo, ha reiterato la richiesta dei soldi, ma a quel punto l’avvocato ha preso il fascicolo e gliel’ha consegnato, con l’invito di farsi assistere da qualcun altro. Il cliente non ha affatto gradito affatto questa proposta e – questo, almeno, ha riferito l’interrogato – gli ha gettato in faccia l’intero faldone, non prima di aver nuovamente minacciato conseguenze gravi nei suoi confronti e nei confronti dei suoi tre figlioletti. Sarebbe stato dunque questo – secondo l’avvocato – il contesto da cui ha tratto origine la reazione di Calò, che ha estratto la pistola da dietro la schiena per poi sparare a ripetizione: sarebbero stati 14 su 15 i colpi andati a segno nella zona toraco-addominale di Carluccio.

Il giudice ha ascoltato con attenzione le parole del legale, che si è dichiarato pentito del gesto. La difesa contesta la premeditazione e sostiene la sussistenza di diverse e decisive attenuanti. L’arresto sarà ovviamente convalidato, ma l’avvocato Annicchiarico si è riservato di presentare un’istanza di attenuazione della misura cui il suo assistito è sottoposto all’esito degli accertamenti tuttora in corso.

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