Il legale del 29enne arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: «I fatti sono andati così»

polizia-tedesca

Si riceve e pubblica:

Comunicato stampa nell’interesse di G.C. in merito all’articolo pubblicato in data 23.0402017 su “Lo Strillone News” intitolato “Aiutò quattro clandestini a entrare in Germania, nei guai un francavillese

Lo scrivente Avv. Maurizio Campanino, difensore di fiducia di G. C. (indicato nell’articolo giustamente con le proprie iniziali, malgrado altre testate abbiano ritenuto di non garantire e violare il principio della presunzione d’innocenza) in merito all’articolo pubblicato in data 23.04.2017 intitolato “Aiutò quattro clandestini a entrare in Germania, nei guai un francavillese”, evidenzia quanto segue e chiede formalmente che tanto sia integralmente ed immediatamente pubblicato con analogo risalto sul medesimo sito.

E’ necessario sottolineare preliminarmente come la misura cautelare emessa dall’A.G. tedesca nei confronti di G.C. riposa su dichiarazioni etero accusatorie (la c.d. chiamata in correità) che concernono fatti accaduti nel mese di ottobre 2013.

In altri termini, G.C. (come erroneamente riportato nel vostro articolo) non è mai entrato sul territorio tedesco, né tantomeno è stato mai fermato ed identificato dalle forze di polizia tedesche.

Di seguito la vicenda così come si evince dal documento ricevuto dall’ufficio S.I.RE.N.E. – Supplementary Information Request at National Entry – ( trattasi di una sala operativa che funziona h 24, con il compito di mettere in collegamento le autorità giudiziarie e di polizia di un Paese con i loro colleghi degli altri stati Schengen al fine di acquisire le informazioni ulteriori non disponibili nella base informativa del SIS.):

il 14 ottobre 2013 due cittadini italiani venivano fermati dalla polizia tedesca a Monaco di Baviera con a bordo 4 cittadini di nazionalità eritrea sprovvisti di documenti; ai due, tratti in arresto, veniva contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il nome di G.C. (e di altri) veniva riferito dai due arrestati in Germania e solo sulla base delle loro dichiarazioni etero accusatorie (la c.d. chiamata in correità) il Procuratore di Monaco ha chiesto l’emissione del M.A.E. (mandato di arresto europeo).

Il M.A.E. (per comprendere) rappresenta una decisione giudiziaria emessa da uno Stato membro di emissione in vista dell’arresto o della consegna da parte di altro Stato membro (di esecuzione) di una persona.

Nel caso di specie lo Stato tedesco ha emesso un mandato di arresto europeo c.d. processuale poiché intende sottoporre G.C. ad una misura coercitiva custodiale in carcere (la c.d. carcerazione preventiva) in vista del processo; dunque, non vi è alcuna sentenza di condanna nei suoi confronti.

La Corte di Appello di Lecce (che ha competenza esclusiva giacché il provvedimento è stato posto in esecuzione nel suo circondario) ha rimesso in libertà G.C. in data 24 aprile 2017, ritenendo di non dover applicare nessuna misura coercitiva, sulla scorta della totale assenza delle esigenze cautelari richieste dal nostro codice di rito e sulla sommaria delibazione delle informazioni a disposizione.

Pertanto, si ribadisce come G.C. a) non ha accompagnato nessuno in Germania e, dunque, difetta l’elemento materiale dei fatti contestati; b) il mandato di arresto europeo si fonda su dichiarazioni etero accusatorie; c) la Corte di Appello di Lecce lo ha rimesso in libertà.

La cronaca (e l’esperienza) ci insegna come non è difficile né da escludere la possibilità di essere vittime inconsapevoli di errori giudiziari che, nel nostro caso e grazie alle guarentigie offerte dal nostro ordinamento, questa volta hanno trovato e troveranno riparo e ristoro.

Avv. Maurizio Campanino

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