«L’Amministrazione comunale di Latiano non ha finora ritenuto opportuno adottare alcun provvedimento a carico della comandante della polizia locale nonostante sul suo capo pendano pesanti ipotesi di reato». Lo denuncia il 52enne Cosimo Mosca, che il 15 gennaio 2016 si ritrovò suo malgrado protagonista di un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo. Un fatto per il quale il pubblico ministero Iolanda Daniela Chimienti – a seguito della querela di Mosca, assistito dall’avvocato Antonio Sartorio, e a seguito delle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Latiano – ha chiesto il rinvio a giudizio non soltanto dell’ufficiale, ma anche di tre suoi sottoposti e di un impiegato comunale. Una vicenda, quella, che ha condotto a indagare il capo dei vigili urbani anche per calunnia nei confronti dei carabinieri (implicitamente accusati di aver dichiarato il falso in un loro verbale di contravvenzione). Di qui, Mosca invoca una formale e cautelativa presa di posizione da parte del sindaco Mino Maiorano della sua Giunta, di concerto con gli uffici preposti del Comune, per assegnare ad altro incarico – nelle more del procedimento in corso – la diretta interessata, la quale verserebbe – sempre a suo dire – in una situazione d’incompatibilità anche per via dell’ipotesi di aver accusato i militari dell’Arma di aver commesso un reato pur essendo consapevole del fatto che non lo avessero commesso (calunnia, appunto). Nei giorni scorsi, Mosca, che intende costituirsi parte civile nell’eventuale processo che sarà celebrato dopo l’udienza preliminare fissata per il prossimo 14 novembre, ha anche scritto al primo cittadino, ma ad oggi non ha ricevuto alcuna risposta verbale o scritto né, tantomeno, altro tipo di rassicurazioni.
