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L’accusa di corruzione: una tangente da 110mila euro per il sindaco e il suo vice

comune erchie

giuseppe margheriti
Giuseppe Margheriti

Ottantamila euro subito, altri 30mila euro in seguito. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Lecce, il sindaco di Erchie Giuseppe Margheriti e il suo ex vice, durante il precedente mandato, Domenico Margheriti noto come “Domenghini” – tutti e due raggiunti stamattina dai poliziotti della Mobile di Brindisi e sottoposti ai domiciliari in applicazione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Lecce su richiesta della Dda – avrebbero ottenuto un primo pagamento da parte dell’impresa appaltatrice dei lavori per l’infrastrutturazione della Zona Pip e ne avrebbero pattuito un secondo. Sotto la lente d’ingrandimento della polizia e della magistratura è finito anche un parco eolico tra le campagne ercolane. Si tratta, ovviamente, di accuse tutte da dimostrare.

L’importo complessivo del bando per la Zona Pip ammontava a oltre un milione di euro (per asfaltature, reti fognarie e pluviali, illuminazione pubblica). L’appalto se lo aggiudicò una Srl del settore i cui legali rappresentanti Massimiliano e Pasquale Pedone (figlio e padre) sono indagati, insieme con i due Margheriti, per corruzione aggravata (dallo status di pubblici ufficiali dei presunti corrotti).

Domenico Margheriti
Domenico Margheriti

I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra prima del 28 marzo 2012 e il gennaio 2014, quando Giuseppe Margheriti (difeso dall’avvocato Raffaele Missere) era sindaco e “Domenghini” (difeso dall’avvocato Michele Iaia) suo vicario con deleghe anche a Politiche comunitarie, Bilancio e Programmazione, Politiche sociali e Pubblica istruzione. Gli investigatori, nel corso delle indagini, hanno ascoltato delle conversazioni tra gli imprenditori coinvolti, ma non tra i due politici.

Ma a carico del sindaco pende anche un’altra ipotesi di corruzione nell’ambito della realizzazione, fra le contrade “Tre Torri” e “Mantugne”, di un parco eolico. Stando al teorema accusatorio, G. Margheriti avrebbe compiuto una serie di “atti contrari ai doveri di ufficio” su richiesta di Massimiliano Pedone (sempre secondo l’accusa, d’intesa col padre Pasquale). In cosa sarebbero consistiti questi atti contrari? È presto detto: G. Margheriti avrebbe compiuto ripetuti controlli nell’area interessata dai lavori e poi fatto una segnalazione alla Regione Puglia su presunte irregolarità riscontrate (ma non accertate) riguardo l’interramento del cavidotto “in maniera difforme” rispetto a quanto autorizzato nel progetto. Un interessamento, quello del sindaco, che a un certo punto sfociò anche in un’ordinanza contingibile e urgente di blocco dei lavori a carico della società realizzatrice. Un blocco che, se protratto nel tempo, avrebbe potuto comportare la perdita degli incentivi sulle energie rinnovabili e dell’autorizzazione rilasciata dalla Regione in data 28 dicembre 2012. Secondo la Dda, all’origine di queste condotte vi sarebbe stato un interesse economico: il 10-12 per cento sull’importo del subappalto per la movimentazione terra, nell’area del parco eolico, concesso all’impresa facente capo a Massimiliano e Pasquale Pedone. I fatti risalirebbero a un periodo compreso tra luglio e ottobre 2012.

Sia Giuseppe che Domenico Margheriti saranno interrogati dal Gip del Tribunale di Brindisi (per rogatoria) nei prossimi giorni. Gli interrogatori interesseranno dapprima gli arrestati in carcere, che sono in totale 20.

 

 

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