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Lettera a Emiliano: «Il Reddito di dignità? Dopo quattro mesi solo lavoro e neppure un euro, un indegno fallimento»

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Si riceve e pubblica, qui di seguito, la lettera al governatore della Regione Puglia Michele Emiliano di un cittadino ammesso al RED (Reddito di dignità):

Gentile governatore,

oggi qui a Francavilla Fontana pioveva, ma come ogni mattina da quattro mesi ormai, da quando ho firmato il mio progetto di partecipazione al RED (Reddito di Dignità), mi sono svegliato alle 6 lasciando mia moglie e i miei due figli nel letto, per dirigermi alla postazione di lavoro a cui sono stato assegnato per assolvere al mio tirocinio. Sono un giovane pugliese con una laurea magistrale conseguita con il massimo dei voti.

Tengo a evidenziarlo non perché creda che questo titolo mi ponga in una situazione di superiorità rispetto agli altri (nell’era dei ministri dell’istruzione non laureati, dei ministri della sanità non laureati, degli assessori, dei sindaci e persino degli aspiranti primi ministri non laureati questa sarebbe una grossa ingenuità!), ma solo perché quattro mesi fa, quando fui contattato dall’ambito territoriale fui sottoposto a uno screening completo delle mie competenze professionali e dei miei titoli accademici.

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Michele Emiliano

Questa attenzione dimostrata nella procedura di reclutamento per l’assegnazione del RED mi ha inizialmente illuso che non si trattasse, almeno questa volta, del solito assistenzialismo a cui sono votate le politiche sociali in questo paese sempre più logorato da un parassitismo fattosi ormai strutturale. Per un attimo ho creduto che mi si stesse offrendo un’opportunità e non un elemosina. Mi svegliai dal sogno quando il mio tutor mi disse che gli unici progetti attivati riguardavano il verde pubblico e la sorveglianza davanti alle scuole. Fui quindi assegnato alla sorveglianza davanti alle scuole, lavoro nobile s’intende, data la diffusa inciviltà radicata negli automobilisti che di far passare dei bambini sulle strisce pedonali proprio non riescono a comprenderne l’esigenza. Accettai il lavoro perché la mia situazione economica non mi permetteva di tergiversare, e perché in fondo mi sembrava di poter contribuire al bene di una comunità garantendo ogni mattina ai bambini, all’entrata e all’uscita da scuola, una sicurezza e un rispetto delle regole che dovrebbero essere proprie di ogni paese che voglia dirsi civile.

Lei si chiederà allora perché ho avvertito l’esigenza di scriverle. Le spiego, o meglio qualora non fosse informato, le comunico che a distanza di quattro mesi dalla firma del progetto, non ho ancora percepito nessun compenso dalla regione Puglia. Ad oggi, io e miei colleghi abbiamo percepito solo la somma di denaro prevista dalla misura nazionale SIA (Sostegno Inclusione Attiva), ma del compenso previsto dal RED, che nel mio caso è quello più rilevante, nemmeno l’ombra.

Mi creda, per uno come me che crede che la politica debba creare autonomia e non perpetrare assistenzialismo, non è semplice rivolgermi pubblicamente a lei per reclamare la mia razione di pane quotidiano. Ho sempre disprezzato la pratica diffusa dei nostri servizi sociali di elemosinare contributi economici alle flotte di nullafacenti che assediano quotidianamente gli uffici comunali (e questo nel migliore dei casi, perché alle volte si tratta di veri e propri criminali!).

Per lo stesso motivo ho inizialmente creduto che la scelta di dare alla misura politica da lei promossa il nome di “Reddito di Dignità”, mirasse anche a riconfigurare il significato, altrimenti troppo ristretto, che convenzionalmente attribuiamo alla parola “povertà”. Perché si può essere ricchi, come nel mio caso, anche quando si fa molta fatica ad arrivare a fine mese, ma non si può mai esserlo quando qualcuno sceglie che la tua dignità possa attendere (senza lamentarsi, perché sempre di una elemosina alla fine si tratta!) i tempi biblici della burocrazia, o peggio ancora credere nelle tante parole consumate nelle campagne elettorali dei sindaci o dei governatori di regione.

Chiudo chiedendole un piccolo favore. Probabilmente a giorni, secondo le indicazioni in realtà ancora molto vaghe fornite dagli Ambiti territoriali, la regione provvederà ad effettuare il pagamento per i soli mesi di novembre e dicembre. La prego di tenere bene presente che ciò non cambierebbe di una virgola il senso di quello che ho cercato di dirle in questa lettera.

Ormai è troppo tardi per addurre qualsiasi forma di giustificazione. Se il reddito di dignità doveva essere per voi una misura in grado di sconfiggere la povertà di alcune fasce deboli della popolazione pugliese, le comunico che avete fallito. Non c’è nulla di dignitoso in tutto questo. Prego soltanto lei e il futuro sindaco della città in cui risiedo di evitare quantomeno di inserire tra le cose buone che avete fatto il RED. Sarebbe un ulteriore colpo per le dignità di quelle persone che questa misura politica avrebbe dovuto invece risollevare.

Cordialmente

Un pugliese

 

 

 

 

 

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