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Non schiaffeggiò due donne, archiviazione per l’ex comandante della polizia locale

 

L’ex comandante della polizia locale di Oria, dottor Antonio Morelli

Lo scorso 25 giugno, il Gip del Tribunale di Brindisi ha disposto l’archiviazione del procedimento penale a carico dell’ex comandante della polizia locale di Oria Antonio Morelli, precedentemente denunciato da una coppia di donne che avevano asserito di essere state schiaffeggiate dall’ufficiale. Le denuncianti sono, invece, state rinviate a giudizio per: resistenza, minacce e oltraggio a pubblico ufficiale, lesioni personali, rifiuto di fornire le generalità, calunnia (per aver incolpato qualcuno pur essendo a conoscenza della sua non colpevolezza). I fatti contestati risalgono ai primi di maggio dello scorso anno, quando sorse un dissidio tra il capitano Morelli – regolarmente in servizio – e una coppia di sorelle per un parcheggio in sosta vietata nei pressi di piazza Lorch. Il dirigente comunale e un’agente redassero un verbale di contravvenzione che non fu per nulla gradito dall’automobilista e dalla passeggera, tanto che ne nacque un alterco. Denunce incrociate e apertura di un procedimento penale da cui Morelli – grazie anche alle prove fornite a sua discolpa e acquisite dalla Procura – è uscito indenne. Coloro che l’avevano denunciato, invece, dovranno affrontare un processo per eventualmente dimostrare anche la loro innocenza.

Il comandante, nel frattempo trasferitosi alla guida del Corpo di polizia locale di Grottaglie, ricorda come nell’immediatezza dei fatti fosse stato dato ampio risalto alla notizia del presunto schiaffeggiamento da parte sua: «Non volendo entrare nella polemica di come questa notizia sia giunta ai media – dichiara – ma volendo semplicemente porre l’accento sul fatto che spesso, con molta superficialità, si scherza con la dignità delle persone, rilevo che il codice di procedura penale, all’art. 329 c.p.p. stabilisce che gli atti d’indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria sono coperti dal segreto fino a quando l’imputato (o l’indagato) non ne possa avere conoscenza e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari. La violazione dell’obbligo del segreto può integrare almeno due fattispecie: la rivelazione di segreti inerenti un procedimento penale (379 bis c.p.), per la quale si punisce chiunque riveli indebitamente notizie segrete concernenti un procedimento penale da lui apprese per aver partecipato o assistito a un atto del procedimento stesso; ovvero la rivelazione del segreto d’ufficio (art. 326 c.p.). Ma forse l’occasione per fornire o fare uno scoop era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Fatto sta che ancora oggi, navigando in rete, è possibile reperire detta, clamorosa, notizia».

 

 

 

 

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