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Il ‘68 secondo Zecchino: proficuo germe per costruire un futuro migliore

Fabio Zecchino

Prosegue il dibattito plurale sul tema “1968-2018: non è questo il futuro che immaginavamo! Ma da qui si può ripartire?” che “il Democratico” ha proposto nei giorni scorsi.

Qui di seguito l’intervento di Fabio Zecchino, avvocato, ex consigliere comunale e segretario del Pd di Francavilla Fontana: 

Il “68” ha segnato un’epoca, indubbiamente. Dapprima negli Sati Uniti d’America e successivamente in Europa, passando anche per quella dell’Est, sotto il regime comunista, si diffuse il vento della protesta, per taluni della rivolta. 

I giovani di gran parte dell’occidente acquisirono la consapevolezza della fortissima necessità di far sentire la propria voce senza intermediazioni politiche, almeno nella prima fase. 

Essi compresero l’importanza di esser protagonisti, in prima persona, del “proprio tempo”. Non v’è dubbio che nelle proteste studentesche di quegli anni vi fosse una buona dose di utopia. 

Però, forse, senza di essa i “sensantottini” non avrebbero trovato le giuste motivazioni per superare le innumerevoli difficoltà che incontrarono innanzi ad un “sistema Stato” che, più volte, tentò di sedare le manifestazioni anche con la violenza.

Penso che le battaglie del ”68” abbiano contribuito a realizzare un futuro che, almeno in parte, immaginavamo. 

Il ‘68, con le sue rivendicazioni pubbliche, con le sue provocazioni ha seminato un proficuo germe per costruire un futuro migliore. 

Probabilmente non è stato ciò che immaginavano i protagonisti del tempo ma sicuramente è stato fondamentale per la crescita culturale ,politica e democratica di una generazione che negli anni dello sviluppo e del boom economico ha fatto l’Italia. 

Ed allora ripartire certamente si può, proprio da quei principi. 

Soprattutto si può riscoprire la necessità di essere artefici e protagonisti del proprio tempo, del proprio destino insomma, per dirla con i latini: “Homo faber fortunae suae”. 

Ecco questa, a mio avviso, è una delle eredità più preziose che il “68” ci ha consegnato. Come nella vita comune, però, ogni lascito, ogni eredità deve  essere coltivata, gelosamente custodita e soprattutto alimentata. 

Quindi non dobbiamo mai  dimenticare di essere  protagonisti in prima persona, quando sono in gioco i nostri diritti e la Democrazia. 

A distanza di mezzo secolo, il saldo è certamente positivo, al di là delle posizioni politiche. 

È infatti incontestabile che le proteste e le battaglie del “68” hanno affermato e rivendicato quei principi di libertà, democrazia e diritti civili, per noi oggi quasi scontati, che hanno contributo a dar vita allo Stato moderno e democratico, così come è oggi conosciuto e di cui godiamo.

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