“La Grande Guerra dei Carabinieri”, a Brindisi un’interessante mostra storica


Sarà presentata domani (martedì 11 settembre), a partire dalle 10, a Palazzo Granafei Nervegna, a Brindisi, la mostra “La Grande Guerra dei Carabinieri” (10-12 settembre, dalle 9 alle 21) allestita proprio al primo piano dello storico immobile.L’iniziativa rievoca attraverso un percorso espositivo, realizzato con 22 pannelli illustrativi, il contributo fornito dall’Arma dei Carabinieri Reali allo sforzo bellico del paese nel corso del primo conflitto mondiale.
Suddivisi in sezioni tematiche, i pannelli spaziano dall’impegno dell’Arma come forza combattente a tutti gli altri compiti che le vennero attribuiti, quali i servizi di “intelligence”, i compiti di polizia militare svolti nelle zone di operazione, l’impiego sul cosiddetto fronte interno.
I pannelli sono ricchi delle immagini dell’epoca, dal periodo immediatamente precedente il conflitto armato, quando l’Arma fu impegnata nel contenimento delle manifestazioni di piazza, pro e contro l’intervento, che ebbero il loro culmine nel maggio del 1915, quando si registrarono incidenti tra le due fazioni a Torino, Milano e Roma.
In occasione della guerra vi fu la chiamata alle armi di circa 5 milioni di uomini con il richiamo delle classi di leva a partire dal 1894 sino ai “ragazzi del 1899” di soli 16 anni. L’Arma stessa fu chiamata alla mobilitazione: su circa 29.000 Carabinieri effettivi, 7.000 uomini parteciparono alle operazioni belliche; il loro numero crebbe costantemente raggiungendo un totale complessivo di circa 20.000 di ogni grado; essi, oltre ai compiti di combattimento, si occuparono della “polizia militare”, cioè di assistere e scortare le Grandi Unità dell’Esercito.Anche il Comandante Generale dell’epoca, Generale Gaetano Zoppi, proveniente dai Bersaglieri, partecipò al conflitto quale Comandante del V° Corpo d’Armata. Eroiche furono le gesta dei Carabinieri nella II^ battaglia dell’Isonzo, con l’assalto al monte Podgora, importante testa di ponte austriaca sulla riva destra dell’Isonzo che divideva le truppe italiane dalla città di Gorizia, il maggior centro abitato “irredento”; usciti dalle trincee, i Carabinieri attaccarono le postazioni nemiche all’arma bianca. Due Battaglioni Carabinieri si sacrificarono per aprire i varchi nei reticolati nemici. Nelle zone di operazione i compiti affidati all’Arma furono i più variegati: dalle attività prettamente di polizia a tutela delle popolazioni locali, ai servizi di controspionaggio, al presidio di tutti gli snodi di transito e alla disciplina delle vie di comunicazione.

Anche su altri fronti esteri della “Grande Guerra”, sebbene poco conosciuti e ricordati, come in Albania, un Corpo di spedizione garantì durante tutto il conflitto il possesso del porto di Valona e il controllo del Canale d’Otranto; un contingente di Carabinieri si unì al Corpo di spedizione inglese per occupare i possedimenti dell’impero ottomano in Medio Oriente, dove i Carabinieri garantirono i servizi di vigilanza e sicurezza al Consolato italiano di Gerusalemme e ai luoghi Santi della città.

Altra notazione riguarda la figura del Maggiore dei Carabinieri Cosma Manera, il quale, alla fine del conflitto, guidò una spedizione italiana per rintracciare e riportare in Italia i soldati dell’esercito austro-ungarico, originari delle terre irredente, dispersi o fatti prigionieri sul fronte orientale.

Il Maggiore Manera, tra mille difficoltà, riuscì a ricondurre in Italia circa 5.000 uomini, alcuni attraverso la rotta baltica, altri recuperati nelle lande siberiane, facendoli imbarcare a Vladivostok. Sul fronte interno, i Carabinieri rimasero sempre accanto alle popolazioni in difficoltà, agli sfollati, alle vittime dei bombardamenti aerei e navali, soprattutto nella fascia della costiera adriatica, e alle genti colpite purtroppo dalle calamità naturali, come nel 1915, quando un devastante terremoto si abbatté sulla Marsica e provocò 30.000 morti.

Presenza costante e discreta quella dell’Arma, anche all’indomani della presa di Gorizia nell’agosto del 1916; un Carabiniere, il Maggiore Sestili, fu nominato Commissario per gli affari civili della città, provvedendo ai bisogni primari di una popolazione ridotta allo stremo.

Per il contributo fornito alla Vittoria nella 1^ Guerra Mondiale nonché per il tributo di sangue (1.400 Carabinieri caduti e oltre 5000 feriti) la Bandiera dell’Arma, rientrata dal fronte il 29 gennaio 1920, fu insignita della prima medaglia d’Oro al Valor Militare.

L’armistizio, che rappresentò in realtà una resa incondizionata da parte del nemico, fu firmato il 3 novembre 1918 a Villa Giusti alle porte di Padova. Anche là erano presenti i Carabinieri, come in tutte le vicende future della Nazione.

 

 

 

Resta aggiornato

Iscriviti alle nostre newsletter

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com