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Questa sera a Castello Imperiali presentazione e proiezione di “Apolide” del regista Zizzo

“Il dolore è come un tesoro: lo si mostra soltanto agli amici”.

Recita così un proverbio che arriva dall’Africa, come Dabo, protagonista di questa storia.

E la sua storia, come la saggezza della sua terra, è fatta di dolore e amicizia, in un abbraccio di sentimenti contrastanti. Il risultato è quello che racconta “Apolide”, lo short-film ideato e diretto dal francavillese Alessandro Zizzo, prodotto dalla Sinossi Film di Pietro Manigrasso e da Agorà, in collaborazione con l’Apulia Film Commission.

Non è un caso che dietro ad una storia del genere si siano legate le sorti di due protagonisti come Dabo, il dottor Domenico Galetta, più un terzo, silenzioso e nascosto dietro alla macchina da presa, il regista Alessandro Zizzo.

Dabo è un giovane guineano che è giunto in Italia a bordo di un barcone, dopo aver raggiunto, rispettivamente, il Mali e la temibile Libia, dove il trattamento riservato a chi decide di affidarsi agli scafisti è quello di una vera e propria schiavitù per avere in cambio un posto, pagato a caro prezzo, sulla nave. Ha vinto la paura del viaggio, del mare, del non saper nuotare, perché il sogno di fare il mediatore culturale in Europa era più forte di tutto il resto. Ha avuto coraggio.

Domenico Galetta è medico presso il reparto di oncologia polmonare dell’ospedale Giovanni Paolo II di Bari. Quando nel suo studio, quel giorno, si è presentato Dabo, ventisettenne giunto dal centro d’accoglienza e accompagnato dalla psicologa e dalla mediatrice, ha dovuto, ancora una volta, fare i conti con la paura di quelle diagnosi troppo grandi, troppo difficili da combattere: carcinoma polmonare con metastasi alle ossa. Ha dovuto, come sempre, avere coraggio anche per il paziente che si è trovato davanti, e guidarlo, mano nella mano, verso la terapia.

In quella mattina di novembre 2016, due uomini coraggiosi si sono trovati e, pian piano, qualcosa è cambiato. Il dolore da condividere è diventato un momento di incontro e confronto: Dabo si affidava e il dottor Galetta se ne prendeva cura, terapia dopo terapia, storia dopo storia, legame dopo legame. La debolezza ha smesso di nascondersi e, nel rivelarsi, è diventata terreno su cui innestare un’amicizia autentica, perché costruita sulle basi più solide dell’animo umano.

Ci vuole coraggio a vivere una storia del genere in un lontano 2016, ci vuole tanto coraggio a scriverci un film in un attuale 2019.

Sono passati tre anni ma i tempi, i giornali, le persone, la politica, il mondo intero sembra diventare sempre più sordo alle storie di amicizia e solidarietà tra gli uomini, soprattutto se, come in questo caso, la vicinanza del dolore è contraddistinta dall’avere colori diversi della pelle. Ci vuole coraggio ad essere un giovane regista che, nel fiore della carriera, decide di raccontare storie che, inevitabilmente, rischiano di essere controcorrente e spesso scomode, vista la cronaca che inneggia ai muri da innalzare.

Alessandro Zizzo è il vero terzo protagonista della storia, solo arrivato un po’ più tardi. «Le belle storie devono essere raccontate» ha spiegato. E, se Dabo e Domenico hanno vissuto una pagina così bella di amicizia, è stato Alessandro a metterla per iscritto sulla pellicola cinematografica.

Era una storia difficile da raccontare perché, come tutti i sentimenti più belli, è da vivere, non da spiegare. Ma questo corto è assolutamente da vedere perché, in un momento così complesso, è una carica di speranza verso il prossimo, verso chi ci sta accanto. Molto bella e significativa la scelta dell’Amministrazione di Francavilla Fontana di inserire la presentazione del film  all’interno del cartellone degli eventi della Settimana Santa, “Rinnovare nella tradizione”.

Questa sera, alle 19, sarà proiettato nella sala Belvedere del Castello Imperiali, e tutta la cittadinanza è invitata. Il cast, che presiederà anche all’evento, è d’eccezione: Paolo De Vita e Alessande Sadiakhu, Lidia Cocciolo e Ludivine d’Igneo. Buona visione, alla ricerca di un vero tesoro.

Ilaria Altavilla

 

 

 

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