Precipitò dal lucernario della chiesa e morì: assolti parroco e zio

Due assoluzioni piene “perché il fatto non sussiste”: per il giudice si trattò di pura fatalità. Si è concluso così, ieri, il processo di primo grado – in abbreviato – a carico di don Francesco Sternativo (francavillese, 44 anni, parroco di San Francesco di Paola, a Oria) e di Michele Barletta (oritano, 58 anni). Erano accusati di omicidio colposo a seguito della morte del 44enne Massimiliano Iunco, che nella tarda serata del 28 maggio 2016 precipitò da un oblò in plexiglass sul tetto della chiesa di San Francesco di Paola in San Barsanofio e morì poi in ospedale proprio a causa delle gravi ferite riportate. Iunco era intento, con suo zio (Barletta) ad addobbare e fotografare il luogo di culto in occasione del Corpus Domini, una delle celebrazioni più importanti, se non la più importante, per i cattolici.Per il giudice Tea Verderosa non ci furono responsabilità né del sacerdote né dello zio se Iunco salì lassù e fece un volo di sette metri prima di atterrare sulla pavimentazione dell’edificio. Una posizione alla quale, nel tempo, si era allineata anche l’accusa.

Nella prima fase delle indagini, secondo il pm, la responsabilità del prete era stata quella di aver consentito a Iunco di salire sulla cupola, utilizzando una scala non idonea. Scala retta, sempre secondo l’accusa, da Barletta.

Nel fascicolo, si faceva riferimento alle presunte carenze in tema di sicurezza adottate quel drammatico giorno. Iunco e Barletta si sarebbero trovati in spazi della chiesa dove, per il pm, non era prevista la possibilità di camminare. Il tutto, per raggiungere la parte più alta dell’immobile, da dove avrebbero dovuto scattare le fotografie, ma in condizioni di precaria stabilità. Per salire sulla cupola, quindi, era necessario l’utilizzo di una scala, dalle indagini risultata non idonea per altezza e qualità. E ancora, la scala sarebbe stata appoggiata ad una parete per colmare il dislivello esistente tra un due muretti, divisi da un fossato alto circa tre metri. Quello stesso fossato dove Iunco cadde, sfondando proprio un punto luce in plexiglass.

All’arrivo degli operatori sanitari, l’uomo versava già in condizioni critiche e a nulla servì la disperata corsa in ospedale dove poi, nel pomeriggio successivo, sopraggiunse il decesso.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Pasquale Franco Fistetti e Luigi Rella, non ha mai avuto dubbi. Per la tragica morte dello sfortunato Iunco nessuna colpa poteva essere imputata a Sternativo e Barletta. Una tesi accolta anche dal giudice che, appunto, ha emesso sentenza di assoluzione piena: stando al dispositivo di sentenza – e in attesa di conoscerne la motivazione – si trattò di un tragico incidente senza colpe altrui.

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