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Trova “tesoretto” in un quadro, ma non riesce a riscuoterlo: fa causa a Poste e Ministero

Come vi sentireste se, all’improvviso e per puro caso, vi ritrovaste in casa 38mila euro dimenticati?

Se si trattasse di 38mila euro in contanti, persino inutile chiederlo: magari non ricchi, ma più benestanti sicuramente sì.

È capitato qualcosa di simile a un uomo residente a Oria che, nel mese di settembre 2013, a seguito della caduta accidentale di un quadro durante i lavori di ritenteggiatura degli interni della sua abitazione, ha scoperto l’esistenza di quattro buoni postali da 100 lire l’uno emessi nientemeno che nel 1940.

Oggi, secondo una stima, varrebbero, appunto, intorno ai 38mila euro. Un gruzzoletto che ha provato, per ora invano, a riscattare. Per le Poste e il Ministero delle Finanze quei buoni trentennali sono ormai carta straccia, prescritti da tempo, esattamente dieci anni dopo la loro scadenza.

Di opposto avviso, però, i legali dell’associazione a tutela dei consumatori “Giustitalia”, cui l’oritano si è rivolto per far valere i suoi presunti diritti, insieme con altre 36 persone che in tutto lo Stivale si sono trovati di fronte a casi analoghi. In totale, rivendicano dieci milioni di euro.

Per gli avvocati hanno ragione, dato che, scrivono nel citare Poste e Ministero, questi ultimi dovrebbero “onorare” i loro debiti di cui non si sia conosciuta l’esistenza anche a distanza di molti anni.

Il nodo risiede nell’inizio della decorrenza dei termini di prescrizione: alla scadenza dei buoni o dal momento, come nelle fattispecie, della loro scoperta?

“Tale termine – spiegano Sara Carletti e Alessandro Romano di Giustitalia – decorre non necessariamente dalla data di emissione del titolo ma da quando il soggetto titolare è in grado di far valere il proprio diritto. In particolare, anche se il titolo è stato emesso oltre 10 anni fa, ma il soggetto interessato lo ha “ritrovato” solo recentemente, ovvero negli ultimi 10 anni, può agire per il rimborso dello stesso e la prescrizione inizierà a decorrere dal momento del ritrovamento”.

Di qui la causa civile incardinata dinanzi al Tribunale di Roma, con la prima udienza fissata per mercoledì 23 ottobre.

Se quei risparmi fossero stati nascosti sotto il materasso, forse sarebbero stati trovati molto con largo anticipo. Forse.

Invece, si trovavano nella cornice di un quadro o – nelle restanti situazioni – in altri posti più o meno impensabili.

E, invece, il senso di sicurezza di qualche avo sembra proprio aver superato, in più di qualche caso l’intuito e la perspicacia dei suoi stessi discendenti.

Fatto sta che ora sarà un giudice a dire se quei risparmi di una vita possano, per quanto tardivamente, tornare in famiglia o se, al contrario, vi si debba mettere per sempre una pietra (per restare in tema, un mattone) sopra.

Eliseo Zanzarelli

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