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Non c’è la prova del credito, il Tribunale dà ragione ai correntisti e condanna la banca

L’avvocato Giuseppe D’Ippolito

Non ci sono le condizioni o, meglio, tutti i documenti per stabilire se quei soldi fossero effettivamente dovuti. Così, nei giorni scorsi, il Tribunale di Lecce (seconda sezione civile) ha accolto l’opposizione presentata dai legali Giuseppe D’Ippolito e Ilaria De Donno, per conto di due correntisti di Oria, e revocato il decreto ingiuntivo ottenuto due anni fa da Banca Sella nei loro confronti.L’istituto di credito pretendeva il pagamento in solido di 29.392,52 euro oltre interessi e spese per dei presunti vecchi debiti accumulati dalla coppia su di un conto corrente e sul conto infruttifero a esso collegato. Il giudice onorario Maria Paola Sanghez ha basato la decisione su di una consulenza d’ufficio che ella stessa aveva disposto.

Il consulente, Alessandro Accoto, ha constatato come nella documentazione prodotta dalla banca non fossero presenti gli estratti conto scalari a partire dal secondo trimestre 2011 e come non fosse di conseguenza possibile rilevare se da quel periodo in poi fossero state effettivamente applicate le condizioni economiche concordate tra le parti né se fosse stato sforato il tasso di soglia usuraria.

Di qui, il credito non è stato considerato certo, liquido ed esigibile come richiede la legge per il recupero di una somma. Somma che, non essendo determinabile in concreto, non è quindi dovuta. Oltre ad aver accolto le ragioni dei correntisti opponenti e dei loro legali, il giudice ha anche condannato l’istituto di credito al pagamento delle spese.

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