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Maxi incendio al Centro Casalinghi: escluso il dolo, tutti assolti con formula piena


Qui di seguito una nota diramata da Centro Casalinghi Srl, in relazione al max incendio che il 17 luglio 2012 ne distrusse il capannone nella zona industriale d Francavilla Fontana e alla relativa vicenda processuale, conclusasi un paio di giorni fa:

Centro Casalinghi s.r.l. in c. unitamente ai propri dipendenti comunica che in data 30.01.2020 si è concluso il processo penale nell’ambito del quale i soci di Centro Casalinghi srl Pompeo e Vincenzo Di Castri erano accusati di aver dolosamente incendiato e semidistrutto le strutture della loro azienda e le merci all’interno delle stesse custodite e di fraudolento danneggiamento di beni assicurati.

Il processo si è concluso con l’assoluzione con formula ampia perché il fatto non sussiste.

Allorché sarà possibile ai sensi di legge, per dare conto di quanto accaduto,  si è deciso di finanziare con denaro che verrà raccolto da un’associazione all’uopo in via di costituzione, la pubblicazione di parti salienti del processo (nella sua interezza la pubblicazione è impossibile vertendosi su un incarto processuale civile – penale- stragiudiziale di circa 50.000 fogli).

S’impone un sentito ringraziamento al Collegio difensivo composto dagli avvocati Roberto Palmisano e Pierluigi D’Urso,  dall’Ing. Angelo Sgura e dal Dott. Giampiero Moretto che oltre alla loro capacità tecnica hanno speso nella vicenda, per anni, ogni loro energia.

Del resto quando Davide vince contro Golia è sempre perché Davide è andato oltre i suoi limiti.

In conclusione però non può tacersi la decisione di investire della vicenda le associazioni di categoria, i sindacati, ed i parlamentari del territorio al fine di attenzionare una problematica fondamentale dell’assicurazione ramo danni (incendi, allegamenti ecc.).

Infatti da un lato le aziende sono pressoché costrette ad assicurare (i costi non sono bagatellari), dall’altro allorché avviene un sinistro la copertura assicurativa non lenisce in nessuna misura le difficoltà che il verificarsi del danno arreca all’azienda.

Questo perché accade?

Tanto accade perché le polizze proposte da tutte le compagnie includono una clausola che dice che finché c’è un accertamento penale in corso la compagnia non paga il danno.

Per provocare un accertamento penale diciamo che, basta un’alito di vento.

Né l’accertamento penale deve fare scandalo, essendo consustanziale ad un contratto aleatorio come quello di assicurazione del rischio danni il rischio truffa in danno della compagnia di assicurazione.

Questo però non deve far dimenticare la durata media del processo penale in Italia e la possibilità di strumentalizzare a proprio vantaggio la richiamata situazione.

Ed allora. Si tratterà di “costringere” le commissioni industria di Camera e Senato a valutare l’opportunità dell’inserimento di una clausola di ordine pubblico e cioè a dire: se è vero che in presenza di un accertamento penale la compagnia di assicurazione può legittimamente astenersi dal pagare il danno, deve essere però statuito che se l’accertamento penale non si conclude nell’arco un periodo fissato per legge (3, 4, 5 anni) la compagnia deve, sia pure con riserva, procedere al pagamento. Quanto precede per fare in modo che sia l’assicurato che la compagnia abbiano interesse ad una rapida definizione del processo, e non piuttosto al protrarsi dello stesso sine die come accade oggi.

Centro Casalinghi Srl

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