Nel carcere di Brindisi è stato registrato il primo caso ufficiale di Covid-19: un detenuto 35enne affetto anche da altre patologie.
Lo fa sapere il sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), che ora teme per il personale della struttura e denuncia indifferenza da parte delle Istituzioni: Regione, Asl e protezione civile.
“Ci viene riferito che un detenuto ristretto nel carcere di Brindisi, italiano di circa 35 anni definitivo, peraltro affetto da altre patologie, domenica 5 aprile scorso si sarebbe sentito male e sarebbe stato accompagnato presso il locale ospedale, ove in data di ieri 6 aprile, gli sarebbe stata diagnosticata l’infezione da Covid-19. Sembrerebbe che allo stesso sarebbe stato fatto un tampone il 27 marzo con esito negativo, anche se si nutrirebbero da parte degli operatori, molti dubbi sull’esistenza di questo risultato”.
“Abbiamo poi notizia che questa mattina l’Asl starebbe provvedendo ad effettuare dei tamponi solo su una parte dei detenuti, mentre la restante popolazione compresi tutti i poliziotti e chi frequenta il carcere che potrebbero essere stati i vettori dell’infezioni, nulla”.
Secondo quanto riferito dal Sappe, inoltre, ai poliziotti che sono stati a stretto contatto con il detenuto nella giornata di domenica per aiutarlo a superare una crisi epilettica, sarebbe stato ordinata la quarantena, senza provvedere al tampone che dovrebbero richiederlo in un periodo successivo.
“Ma che razza di comportamento è questo che fa il paio con quanto accaduto ai poliziotti di Lecce e Bari a cui non si è pensato per nulla, lasciando loro e le loro famiglie nel dubbio e nella paura di essere infetti, per giorni e giorni. Che il poliziotto penitenziario debba essere considerato “lavoratore essenziale” nessuno lo mette in dubbio, ma che lo si mandi in guerra senza i minimi presidi idonei a garantire a lui, alla famiglia ed ai detenuti una sicurezza sanitaria, è criminale”.
“Il Sappe da settimane sta chiedendo all’amministrazione penitenziaria ed alle autorità sanitarie pugliesi di prendere urgenti provvedimenti per evitare che il contagio si diffonda nei penitenziari con conseguenze drammatiche, inutilmente. Ora più che mai non c’è più un minuto da perdere per attivare tutti quei presidi necessari, per assicurare un cordone di sicurezza sanitaria attorno alle carceri pugliesi”.
“Fino a ieri per i responsabili sanitari della regione il problema delle carceri non era una priorità anche perché il buon Dio aveva tenuto lontano il virus, ora invece il problema si propone in tutta la sua drammaticità, e continuare ad abbandonare le carceri a se stesse, potrebbe determinare situazioni molto pericolose£.
“Il Sappe ritiene che la situazione si possa recuperare, ma per far ciò bisogna impegnarsi mettendo in campo tutte le iniziative ritenute necessarie a partire dalla dotazione a tutti gli operatori penitenziari di Dpi adeguati, nonché test di massa per tutti”.
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