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Stallo per disabili conteso: dopo l’ex comandante, condannati anche tre agenti della polizia locale


Tre nuove condanne per un solo stallo per disabili conteso: dopo l’ex comandante della polizia locale Vitamaria Pepe (per lei una condanna in abbreviato a dieci mesi di reclusione, con pena sospesa e non menzione; sentenza appellata), sono altri tre agenti della polizia locale a pagare le spese di quanto accaduto cinque anni fa a Latiano. Si tratta Vincenzo Ruggiero, Cosimo Librale e Cosimo Madaghiele. È stato assolto, invece, un altro dipendente comunale: Flavio Lecciso. Il giudice Geneantonio Chiarelli ha condannato i tre vigili a un anno di reclusione. Parte civile a processo Cosimo Mosca, assistito dall’avvocato Antonio Sartorio, figlio della titolare di quello stallo per disabili conteso e purtroppo, nel frattempo, deceduta.

L’avvocato Antonio Sartorio

Ma da dove nasce tutto? Dal 15 gennaio 2016, in via Balsamo. Mosca arriva a casa e trova lo spazio da un’auto che non è quella di famiglia, è l’auto della vicina. Chiama i vigili e quelli non fanno la multa, a differenza dei carabinieri – contattati dopo – che procedono. Poi Mosca fa visita al comando della polizia locale per informarsi dell’accaduto, ma ne ottiene soltanto la minaccia della revoca dello stallo. Nella relazione di servizio predisposta – secondo la parte civile e l’accusa, falsa – i vigili erano sì intervenuti in via Balsamo, ma la vicina di casa avrebbe asserito di aver parcheggiato solo temporaneamente per far scendere dalla sua auto suo marito disabile, per il quale aveva già chiesto uno stallo al Comune.

La richiesta per lo stallo effettivamente c’è, ma è del 16 gennaio, un giorno dopo i fatti. Quella richiesta però sarebbe stata retrodatata di un giorno, prima cioè del verbale dei carabinieri

Il 18 gennaio ecco la sorpresa: procedura avviata per la revoca alla madre di Mosca, in quanto ospite fissa di una residenza assistenziale.

Mosca l’avvocato Sartorio si oppongono e denunciano tutto ai carabinieri, che indagano.

Ne consegue il ricorso nell’interesse della vicina, indicata dalla polizia locale quale titolare di un contrassegno per disabili rilasciato – guarda caso – il 15 gennaio. Un contrassegno che i carabinieri, nel redigere il verbale, non avrebbero notato.

Di opinione diversa, ovviamente, sia Mosca che il suo legale ma anche, successivamente, la Procura. Si sarebbe trattato, insomma, di carte false. Di qui le condanne in primo grado, che ora passeranno al vaglio del giudice di seconde cure.

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