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Castello di Oria, quattro consiglieri scrivono alla sindaca: “Trattativa sbilanciata in favore della proprietà, necessario rivedere il tutto”


Di seguito una lettera aperta indirizzata dai consiglieri comunali di Oria (opposizione) Giuseppe Carbone, Domenico D’Ippolito, Cosimo Ferretti e Giancarlo Marinò a proposito dell’intricata questione relativa al castello:

Gent.ma Sindaca di Oria,

Le scriviamo questa lettera aperta per chiarire, una volta per tutte, la nostra posizione di Consiglieri Comunali di opposizione riguardo all’ipotesi, da Lei più volte accennata sia in Consiglio Comunale che sugli organi di stampa, di approvare in deroga allo strumento urbanistico vigente una variazione di destinazione d’uso del Castello di Oria, al fine di consentire a Borgo Ducale S.r.l. di svolgervi l’attività commerciale, o direzionale che dir si voglia, ma a tutti gli effetti orientata alla realizzazione di ricevimenti, nel perimetro del monumento già d’interesse particolarmente importante.

Stante il “dialogo” in corso, Borgo Ducale S.r.l. sarebbe disponibile a sottoscrivere con il Comune una convenzione con la quale si obbligherebbe per trent’anni ad aprire il Castello alle visite pubbliche solo per alcuni giorni e per alcune ore alla settimana.

Stando alla proposta di convenzione depositata presso l’Ufficio Tecnico comunale, l’apertura sarebbe garantita, nei mesi di luglio e agosto, tutti i giorni per un minimo di cinque ore al giorno, mentre nei mesi invernali soltanto per i giorni festivi e i sabati e le domeniche, sempre per un minimo di cinque ore giornaliere. Tuttavia, il maniero rimarrebbe del tutto chiuso alle visite nei mesi di giugno, settembre e novembre.

A parte l’evidente sproporzione tra un cambio di destinazione d’uso perpetuo da concedere alla proprietà e l’obbligo di quest’ultima ad aprire alle visite pubbliche per un periodo che al massimo può raggiungere i trent’anni, nonché l’evidente esiguità delle ore e dei giorni previsti dalla suddetta convenzione per la fruibilità culturale e turistica del Castello (tanto che verrebbe da dire: è tutta qua la capacità contrattuale dell’Amministrazione comunale che si vanta di aver avviato le trattative da ben più di un anno?), ci preme in primo luogo affermare che noi non siamo assolutamente contrari ad una destinazione in parte lucrativa del Castello di Oria, anche eventualmente per consentirvi lo svolgimento di matrimoni, feste nuziali e ricevimenti in genere.

Per par condicio e a scanso di rimostranze giudiziarie ed extragiudiziali, la stessa possibilità dovrebbe – a nostro sommesso parere – essere concessa a tutti gli operatori che volessero avviare attività similari nel centro storico di Oria, nell’ottica di una rivitalizzazione e di un rilancio turistico e commerciale dello stesso.

Un’amministrazione pubblica, infatti, dovrebbe garantire leale concorrenza e parità di trattamento tra tutti gli operatori economici e non consentire invece, attraverso pratiche derogatorie alle norme che continuano a valere per tutti gli altri, posizioni di vantaggio solo per alcuni.

Se s’intende concedere lo svolgimento di attività commerciale (o direzionale) nel Castello, si cambiasse la “legge” (cioè la norma urbanistica comunale), che vale per tutti, e si consentisse a chiunque ne abbia le risorse e la voglia di investire, a parità di condizioni, nel centro storico di Oria.

In tal modo, l’apertura, anche commerciale, del Castello si inquadrerebbe in una visione più ampia e coerente nell’ambito di un complessivo disegno di rilancio del centro storico e dell’economia cittadina.

Si badi bene: noi vediamo di buon occhio il dialogo dell’Amministrazione comunale con la proprietà; tuttavia, per onestà intellettuale, bisogna dire ai cittadini che tutte le Amministrazioni che hanno preceduto la Sua sono sempre state disponibili al dialogo.

Se prima non è stato possibile aprire il Castello alle visite non è stato perché i sindaci che l’hanno preceduta in qualche modo vi si opponessero, ma perché, a seguito della sentenza di condanna per abusivismo del 2015, i lavori di demolizione e di ripristino dello stato dei luoghi – ordinati dal giudice penale – sono terminati, per opera degli stessi proprietari, soltanto nel 2019.

Ed infatti è del 16 ottobre 2019 la segnalazione certificata per l’agibilità del Castello di Oria presentata dalla Borgo Ducale S.r.l. ed è da tale data, quindi, che il Castello di Oria può effettivamente e lecitamente essere aperto al pubblico.

Bisogna dirlo a chiare lettere: nulla e nessuno oggi impedisce alla proprietà di aprire il Castello.

La procedura di deroga, che è stata avviata dalla proprietà, con annessa proposta di convenzione, mira a realizzare un’attività di ristorazione in occasione di feste matrimoniali e non certo a rimuovere ostacoli all’apertura al pubblico che, di fatto, non ci sono.

Va bene il dialogo, Sindaca, ma il dialogo deve essere fra pari. Il Suo atteggiamento invece tradisce – ci consenta – una certa dose di debolezza e sudditanza.

Infatti, Lei si guarda bene dal pretendere dalla proprietà il rispetto del diritto di uso pubblico sulle torri del Castello che, costituitosi a seguito di una clausola inserita nell’atto di permuta del 1933 dall’allora Podestà di Oria, ne ha consentito le visite per oltre settant’anni.

Così come Lei si guarda bene – ed è ancor più grave – dal richiedere il pagamento dei danni ai responsabili degli abusi edilizi effettuati sul Castello. Danni che, grazie alla costituzione di parte civile voluta dall’Amministrazione Ferretti, sono stati accertati dalle sentenze penali di condanna, ma che Lei, con la sua inerzia, sta rischiando di far cadere in prescrizione per alcuni dei suddetti responsabili (guarda caso quelli che appaiono più solvibili). 

Viceversa, alcuni consiglieri comunali e forze politiche che La sostengono preferiscono andare allo scontro istituzionale (invece che ringraziarli) con quei parlamentari e consiglieri regionali che, giustamente, si stanno battendo per far riconoscere il Castello di Oria di “interesse eccezionale” al fine di farne decretare l’obbligo all’apertura alle visite pubbliche, pur di non “scontentare” i privati proprietari e di difendere una convenzione che – ci consenta – fa acqua da tutte le parti e che sostanzialmente non è altro che fumo negli occhi da gettare in faccia agli ignari cittadini oritani.

La Convenzione che Lei vorrebbe sottoscrivere con la proprietà, infatti, non vincolerebbe affatto quest’ultima in quanto non viene prevista alcuna penale in caso di inadempimento degli obblighi assunti: cosicché a fronte di una mancata apertura al pubblico oppure di una apertura ritardata o di una chiusura anticipata, il Comune di Oria avrebbe le armi “spuntate” non potendo contare su strumenti di adeguata efficacia per far valere le sue legittime pretese.

Ma c’è di più: la convenzione proposta non garantirebbe l’apertura al pubblico nemmeno in caso di vendita del Castello ad altri privati, e ciò non solo perché gli altri privati acquirenti, non essendo parte della convenzione, non potrebbero dalla stessa essere vincolati, in quanto appunto non avrebbero assunto alcun obbligo nei confronti del Comune, ma perché nella stessa convenzione è scritto a chiare lettere che le obbligazioni assunte “devono essere trasferite dalla Borgo Ducale ad eventuali cessionari, acquirenti o locatari dell’azienda” e non invece ad eventuali acquirenti del Castello separatamente dal ramo aziendale.

Potremmo trovarci pertanto davanti alla concreta situazione nella quale la Borgo Ducale, ottenuta la variazione di destinazione d’uso in deroga, decida di vendere il Castello (che nel frattempo, a seguito della modificata destinazione d’uso, avrebbe acquisito un maggior valore di mercato) ad altri privati, che potranno svolgervi l’attività commerciale di ristorazione in occasione di feste matrimoniali (e altre cerimonie) senza avere alcun obbligo nei confronti del Comune di Oria di aprire alle visite pubbliche.

Diverso sarebbe se il Comune non si accontentasse di una convenzione dai meri effetti obbligatori fra le parti e pretendesse di costituire una servitù di uso pubblico sul Castello con tanto di trascrizione davanti a un notaio.

Ma, stranamente, nella proposta di convenzione si ha premura di precisare proprio il contrario, laddove si afferma che “le obbligazioni assunte dalle parti con questa convenzione attengono all’esercizio dell’attività di impresa e non costituiscono obbligazioni propter rem”, chiarendo pertanto in modo inequivoco che con la convenzione non si intendono costituire diritti reali sull’immobile Castello ma solo obblighi tra due soggetti, una società a responsabilità limitata (la Borgo Ducale S.r.l.) ed il Comune.

In pratica, il Comune di Oria firmando una convenzione quale si presenta quella da noi visionata, farebbe un vero capolavoro: consentirebbe in un colpo solo alla proprietà di “mettere le mani avanti” rispetto a qualsiasi interpretazione delle pattuizioni contrattuali in termini di diritti gravanti sul bene immobile Castello di Oria, ma anche di superare la clausola del 1933 con ogni sua possibile implicazione inerente all’esercizio del diritto di uso pubblico.

Infine, come non ricordare che la convenzione lasci alla totale discrezionalità della proprietà la definizione degli orari d’ingresso al Castello e del relativo costo dei biglietti d’ingresso, il cui importo, per ipotesi, potrebbe essere fissato in misura tale da scoraggiarne, di fatto, la fruibilità pubblica.

In conclusione, ribadiamo ancora una volta di non essere contrari ad un utilizzo, anche parzialmente commerciale, del Castello di Oria, purché non si avallino convenzioni “farsa”, come quella depositata presso l’Ufficio Tecnico Comunale dalla Borgo Ducale (e da quanto si apprende già oggetto di accordo con l’Amministrazione Comunale), che non garantiscono in alcun modo le aperture alle visite da parte pubblico, e purché sia garantita a tutti gli operatori economici, a parità di condizioni, di avviare attività similari nel centro storico di Oria, al fine di rivitalizzare quest’ultimo nel quadro di una programmazione complessiva dello sviluppo turistico ed economico della Città nella sua interezza.

I Consiglieri Comunali

Giuseppe Carbone

Domenico D’Ippolito

Cosimo Ferretti

Giancarlo Marinò

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