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Ex maresciallo dei carabinieri assassinato a colpi di fucile: arrestato il padre della compagna. Osteggiava la loro relazione

Silvano Nestola

Silvano Nestola, sottufficiale dei carabinieri in pensione, fu freddato a Copertino (Lecce) nella serata del 3 maggio scorso con quattro colpi di fucile sotto gli occhi suo figlio 11enne. I militari dell’Arma in forza al Comando provinciale di Lecce e del Ros hanno arrestato il 70enne Michele Aportone, 70enne di San Donaci, ritenuto l’autore di quell’omicidio. Aportone è il padre di Elisabetta, con quale Nestola aveva intessuto una relazione sentimentale. E proprio da quella relazione sarebbe partita l’azione del presunto omicida: Nestola, separato, frequentava la figlia di Aportone ma né l’uomo né sua moglie avevano mai accettato questo fatto: secondo Aportone e la consorte, infatti, la presenza di Nestola aveva causato la separazione della loro figlia dall’ex marito.

I genitori della donna avevano preso a controllare in modo ossessivo la figlia, con la quale non avevano più contatti, tanto da aver addirittura fatto installare un dispositivo Gps sulla sua auto per controllarne gli spostamenti.

La situazione giunse alle estreme conseguenze intorno alle 22 del 3 maggio 2021, quando nell’uscire da casa della sorella Nestola fu raggiunto dai colpi d’arma da fuoco, un fucile calibro 12. Con lui c’era anche il figlio 11enne, unico testimone oculare che agli investigatori riferì come vi fosse “una persona nera che stava accovacciata sotto al muretto sulla destra”, lo ha colpito con almeno quattro colpi di fucile calibro 12, ferendolo a morte.

I pubblici ministeri Alberto Santacatterina e Paola Guglielmi, della Procura di Lecce, si sono basati sulle investigazioni condotte dai carabinieri e hanno messo in fila tutta una serie di indizi gravi, precisi e concordanti a carico di Aportone, tanto da aver chiesto e ottenuto dal Gip Mario Tosi l’ordinanza di custodia cautelare a suo carico.

Tra gli elementi di prova anche le immagini di un sistema di videosorveglianza poco distante dall’area camper “Santa Chiara” di cui Aportone è titolare: il 70enne, quella sera uscì alle ore 19,30 circa e, secondo gli investigatori, si recò a Copertino a bordo del suo Fiat Ducato, salvo poi essere rientrato intorno alle 22,30 (presumibilmente a missione compiuta).

Aportone non avrebbe però usato sempre il suo Ducato: a un certo punto lo avrebbe lasciato nei pressi di un’autocarrozzeria di Leverano, punto dal quale avrebbe proseguito in sella a un ciclomotore (probabilmente caricato in precedenza sul furgone). Il ciclomotore fu in seguito trovato incendiato non lontano dall’area camper dello stesso Aportone.

Gli accertamenti scientifici del Ris di Roma hanno poi consentito di rinvenire piccole particelle di polvere da sparo sugli indumenti indossati dal presunto assassino quella sera, particelle compatibili con un fucile da caccia (finora non recuperato).

Aportone è stato quindi condotto nel carcere di Lecce-Borgo San Nicola. Nei prossimi giorni sarà interrogato e, alla presenza del suo legale, potrà fornire la sua versione dei fatti ovvero avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del giudice.

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