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L’ultimo gesto generoso di Andrea: i suoi organi saranno donati e salveranno altre vite. Sognava il matrimonio e aiutava sempre tutti col sorriso

Andrea Santorsola, 32 anni, di Oria, era un giovane uomo molto generoso e lo è stato fino in fondo, come i suoi genitori che hanno acconsentito all’espianto e alla successiva donazione dei suoi organi. Andrea era sano come un pesce e proprio i suoi organi potranno servire a salvare altre vite in bilico. Andrea, vice presidente dell’oratorio Sing Don Bosco, ieri è caduto da una scala mentre era al lavoro in contrada Palmitella a Mesagne. Ha battuto la testa e da quel momento in poi non si è purtroppo più ripreso. Inutili i tentativi di salvarlo in ospedale a Brindisi.

Nel primissimo pomeriggio di oggi ne è stata dichiarata la morte cerebrale, ma il suo encefalogramma era piatto già da ieri. I suoi familiari, seppure in preda a un ineluttabile sconforto, hanno detto di sì alla donazione di ogni organo che fosse utile ad aiutare gli altri. Così che Andrea – generosissimo di suo – possa contribuire a rendere migliore o a tenere in vita altre persone. L’altruismo, del resto, l’ha sempre contraddistinto. Per i suoi amici era semplicemente “Carletto”.

Un tuttofare, un aggiustatutto, uno sempre presente, uno che non si scoraggiava mai neppure di fronte alla peggiore delle intemperie. Per tutti era un bravo ragazzo, ma di quelli veri e sinceri. Il Sing lo frequentava dall’età di 14 anni e nel tempo ne era diventato vice presidente. La sua dipartita, così prematura, ha lasciato di stucco chiunque l’avesse conosciuto, compreso don Fernando Dellomonaco: “Ti accompagno in quest’ultimo viaggio, amico mio.

Hai tenuto a me tantissimo e di questo ti sarò grato per sempre, perché mi hai accolto nella tua vita come un amico di vecchia data, come un fratello, come un padre… Ci siamo conosciuti mentre vivevo un momento di particolare desolazione nella mia vita e la tua spensieratezza, la tua allegria, il tuo sorriso, la tua grinta mi hanno dato tanta forza per non mollare. Mi hai fatto sentire a casa ogni volta che ci siamo incontrati e l’avermi confidato che volevi fossi io a celebrare il tuo matrimonio con Sabrina mi aveva reso non felice, di più… Io ancora ho fiducia che Dio un bel regalo ce lo farà, riportandoti tra noi. Ma se non sarà così (sia fatta la Sua volontà), ricordati di me, di Robertone, di Federica e soprattutto di Sabrina e della tua famiglia, dell’Oratorio e di tutti i ragazzi e i giovani quando sarai di fronte a Dio. Ti voglio bene, Carle'”.


Andrea era chiamato Carletto dai suoi amici, ai quali non ha mai fatto mancare alcunché e che a lui non hanno fatto mancare alcunché. Ora lo piange l’Oratorio, ma lo piange un’intera comunità per la quale Andrea “Carletto” si è sempre speso, dando una mano a tutti quegli che gli capitavano “a tiro”, compresi gli anziani durante il difficile periodo della pandemia più acuta. E ora, dopo un banale incidente sul lavoro, Andrea non è più tra noi ma tutti. Tutti, giustamente, lo piangono. Tutti, giustamente, lo rimpiangiamo.

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