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Isole per i rifiuti poco “eco” e neppure “logiche”. Le risultanze della commissione consiliare finiranno in Procura

Erano i primi periodi “ruggenti” dell’ex amministrazione guidata dal sindaco Maurizio Bruno e in città giunse una rivoluzione. O, perlomeno, in questi termini furono presentate le isole ecologiche per le quali tra il 2014 e il 2016 la Regione concesse al Comune di Francavilla Fontana due distinti contributi (quando fu ottenuto il primo c’era ancora il commissario) per circa 430mila euro. Sarebbero dovuti servire a potenziare e rendere più efficiente il servizio di raccolta differenziata. Così il Comune si procacciò sulla piattaforma pubblica dapprima un punto di raccolta (era fine 2015) col criterio del prezzo più basso e poi in seguito ne acquisì delle altre (in totale 16) col criterio dell’offerta più vantaggiosa. Dalle mini-gare per le isole ecologiche, grazie ai ribassi, avanzarono dei soldi (47mila euro circa) e si decise di spenderli per acquistare delle bici a pedalata assistita da destinare ai netturbini.

Nei primi due casi si aggiudicarono le fornitura un paio d’imprese con sede a Napoli (allo stesso indirizzo) e con amministratori dallo stesso cognome. In entrambi i casi quelle isole ecologiche – sebbene pagate immediatamente dal Comune – non entrarono mai realmente in funzione e anzi furono scambiate per cassonetti, tant’è vero che numerosi cittadini le riempirono di ogni rifiuto e di rifiuti ne accumularono anche nei dintorni.

Una storia durata per qualche anno, fino a quando nell’ottobre 2020 l’amministrazione del sindaco Antonello Denuzzo – oggi coalizzato con Bruno, nonostante i precedenti scontri politici anche su questo tema – decise come fosse giunto il momento di disfarsi di quei contenitori indicati quali “monumenti allo sperpero di denaro pubblico” e come “colossale truffa ai danni della Città”. La questione, tra un’interrogazione e l’altra, è approdata diverse volte in Consiglio comunale e infatti a un certo punto si decise d’istituire una commissione d’indagine per fare chiarezza. Era il 23 aprile 2021 e presidente fu indicato il consigliere comunale Giuseppe Ricchiuti (5 Stelle): in quattro mesi tutto sarebbe dovuto farsi più chiaro, macché. Neppure una convocazione.

Adriana Balestra

Dopo, Ricchiuti fu nominato assessore all’Ambiente e dunque dovette rinunciare alla presidenza in favore del consigliere comunale Bruno (Pd). Neppure in questo caso la Commissione fu mai convocata e infine Bruno – anche consigliere regionale – si dimise per fare spazio alla consigliera comunale Adriana Balestra (Lega – Forza Italia) già autrice di un’interrogazione di cui si discusse il 30 novembre 2021, data nella quale la stessa Balestra assunse la presidenza della Commissione.

Balestra impresse subito un’accelerata non prima di essersi procurata, a fatica, dagli uffici la documentazione richiesta. Tre convocazioni andate a buon fine tra il 27 febbraio e il 13 marzo 2023, poi la scoperta di diverse presunte incongruenze nei documenti prodotti. Sarebbe emersa anche una distonia fra l’anticipo delle somme da parte del Comune e la mancata rendicontazione per avere la restituzione di quelle stesse somme dalla Regione. Balestra ipotizza a questo punto un danno erariale, in quanto – stante il fallimento dei progetti – nulla sarebbe stato fatto per chiedere indietro i soldi alle imprese aggiudicatarie.

Troppi dubbi, quindi. E infatti, nel corso dell’ultima seduta, come specificato nella relazione a firma della presidente dello scorso 21 marzo, la Commissione ha ritenuto che la vicenda debba essere necessariamente e ulteriormente approfondita dalla Corte dei Conti e dalla Procura ordinaria per accertare eventuali profili di responsabilità a carico dei soggetti che nel tempo ne sono stati coinvolti. Sono state impartite disposizioni al segretario generale Marco Lesto di attivarsi quanto prima in questa direzione. Si vedrà cosa accadrà.

Come fu presentata l’iniziativa
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