Operazione “Fuori Gioco”. Questo il nome dato dalla guardia di finanza del Comando provinciale di Lecce a un’operazione di polizia giudiziaria scattata alle prime luci di oggi (venerdì 27 settembre) tra San Pietro Vernotico, San Donaci, Tuturano e Torchiarolo. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia salentina, che si è avvalsa anche del Servizio centrale investigazioni sulla criminalità organizzata dei Comandi provinciali delle fiamme gialle di Brindisi e Taranto. 170 militari scesi in campo, supportati anche da un elicottero della Sezione aerea del Reparto operativo aeronavale di Bari.
È stata richiesta e ottenuta un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 25 persone indagate a vario titolo per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata a estorsioni, rapine, minacce, percosse e traffico di stupefacenti. Sono anche state sequestrate società ritenute vicine alla presunta associazione.
Le investigazioni si cono concentrate sul clan Soleti. L’associazione sarebbe stata promossa e diretta da due storici referenti di questo sodalizio, che si sarebbe imposto nel territorio gestendo con aziende del settore e contributo esterno di imprenditori smaltimento di rifiuti speciali (oli esausti, alimentare e non), scommesse in denaro anche approfittando di apparecchiature elettroniche da intrattenimento (slot machine) risultate manomesse. Non sarebbe mancata la droga, nel cui mercato nero sarebbe stato imposto una sorta di monopolio.
“A tal riguardo – si legge in una nota della Dda di Lecce – significativa appare la circostanza che coloro i quali erano intenzionati ad avviare motu proprio l’attività di commercializzazione e diffusione di sostanze stupefacenti non solo venivano obbligati a rifornirsi dai canali di distribuzione controllati dal gruppo associativo ma veniva loro imposto il pagamento del cosiddetto ‘punto’ in favore delle casse del sodalizio”.
“L’attività investigativa, articolata in intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, nonché numerose riprese video, puntualmente riscontrate da meticolosi servizi di osservazione e pedinamento attraverso le più classiche metodologie, ha consentito di acquisire un quadro gravemente indiziario nei confronti di ciascun indagato raggiunto da misura cautelare”.
“Le indagini – si legge ancora nel comunicato della Dda – sono risultate di particolare complessità in quanto, gli odierni indagati, al fine di eludere le investigazioni, nel tempo, si erano dotati ed hanno utilizzato strumenti all’avanguardia ovvero dispositivi codificati (tramite piattaforme di messaggistica e comunicazione criptate) e disturbatori di frequenza (cc.dd. jammer) in grado di disturbare qualsivoglia dispositivo cellulare o di captazione audio/video”.