Non più 20 anni di carcere, ma 16. È questo il concordato in appello pattuito tra la difesa del 21enne Luigi Borracino e la Procura generale della corte d’appello di Lecce, che nel pomeriggio di ieri ha accolto l’istanza delle parti. Borracino – reo confesso quale esecutore materiale del delitto – è accusato per l’omicidio in correità, aggravato da premeditazione e futili motivi, del 19enne Paolo Stasi.
Questi fu ucciso con due colpi di pistola, dopo le 17.30 del 9 novembre 2022, proprio sotto casa sua in via Occhibianchi a Francavilla Fontana. Borracino era, all’epoca dei fatti, non era ancora maggiorenne e in primo grado era stato giudicato in abbreviato dal tribunale per i minori (gup Lucia Rabboni).

Come detto, la condanna a suo carico era di 20 anni, dei quali 16 per l’omicidio aggravato e quattro per droga. Il suo legale, Maurizio Campanino, assiste anche il presunto complice Cristian Candita, a processo dinanzi alla corte d’assise di Brindisi: per lui, il pubblico ministero Giuseppe De Nozza ha chiesto la condanna all’ergastolo.
Nello stesso processo in cui è alla sbarra Candita, figura tra gli imputati lo stesso Borracino (oltre ad altre personalità più marginali) per altri reati in materia di stupefacenti che avrebbe commesso dopo aver compiuto i 18 anni.

La famiglia di Stasi, presente alla lettura del dispositivo e assistita dall’avvocato Domenico Attanasi, non ha ritenuto di esprimersi in merito al trattamento sanzionatorio, la cui valutazione è rimessa esclusivamente all’autorità giudiziaria procedente.
“Si rileva positivamente il raggiungimento di uno snodo decisivo nell’accertamento dei fatti da cui è scaturita la morte di Paolo Stasi, anche con riguardo alle circostanze aggravanti della premeditazione e dei futili motivi”, ha dichiarato l’avvocato Attanasi.
La pronuncia sul concordato è tecnicamente appellabile per Cassazione, ma per motivi molto tassativi sui quali evidentemente rifletteranno l’avvocato Campanino e il suo assistito.
All’origine dell’uccisione di Stasi, vi sarebbe stato un presunto debito di droga (circa 5mila euro) contratto da lui stesso e da sua madre Annunziata D’Errico, 54 anni, difesa dall’avvocato Francesco Monopoli. Per D’Errico, comunque, il sostituto procuratore De Nozza ha chiesto – nel corso della sua ultima requisitoria – un’assoluzione piena.


Dopo la sentenza post-concordato emessa ieri dal collegio leccese, si alleggerisce quindi il carico penale di Borracino. Nella motivazione della sentenza di primo grado – datata 10 giugno 2024 – si leggeva, tra le altre cose, di «una gioventù priva di valori dove il facile guadagno senza impegno, il possesso di beni voluttuari per apparire ‘più’ degli altri dominano il pensiero e l’azione soffocando ogni sentimento di bontà, amicizia, solidarietà e persino di semplice umanità».
Borracino era anche comparso, lo scorso 21 gennaio dinanzi alla corte d’assise di Brindisi per rispondere alle domande della pubblica accusa e del suo stesso difensore Campanino. Si era invece rifiutato di rispondere alle domande dell’avvocato di parte civile Attanasi (che rappresenta papà Giuseppe e sorella Vanessa Stasi, oltre che la stessa madre Annunziata) e del difensore della stessa D’Errico. Circostanza, quest’ultima, che ha praticamente vanificato la sua pur lunga deposizione mai accompagnata da scuse nei confronti dei familiari dell’ex amico.
Difficile, se non per ragioni stringenti, il ricorso alla Suprema Corte sul concordato in appello. Pertanto, la questione minorile può dirsi sostanzialmente conclusa. Intanto, il prossimo 27 maggio è in programma un’altra udienza in corte d’assise: arringherà, a tutela di Candita e de relato di Borracino, l”avvocato Campanino, che difende entrambi. Gli imputati secondari – solo per droga – sono invece difesi dagli avvocato Luca Mangia e Michele Fino.