È stata di recente lanciata online una petizione popolare per chiedere la riapertura quantomeno delle torri del castello di Oria, mentre proprietà e Comune continuano a dialogare circa un’apertura più ampia fondata su di uno scambio legale di cortesie: da una parte il mantenimento dell’idea museo con bar e ristorante, dall’altra la concessione (in deroga o col Pug) della possibilità di realizzare ristorazione anche per ricevimenti e feste senza particolari limiti temporali e tematici.
Intanto, però, Mimino Schirinzi e Franco Arpa continuano a sostenere qualcosa a parte e lo fanno richiamando l’articolo 70 dello Statuto comunale sulle petizioni popolari. E cioè il ripristino del diritto di pubblica fruizione della torri, interrotto – a loro dire – dagli attuali proprietari.
Si può firmare gratuitamente, inserendo i propri dati, a questo indirizzo:
Oppure firmare di persona rivolgendosi direttamente ai promotori della petizione Schirinzi e Arpa.
Di seguito, invece, il testo a spiegazione dell’iniziativa:
Il Castello, già demanio comunale dal 1879, nel 1933 venne ceduto ai sensi della legge n. 364 del 20/6/1909, del regolamento di cui al R.D. 30/1/1913 n. 363, nonché dalla legge 31/5/1928 n. 1240, che consentiva l’alienazione di beni storici ai privati a condizione “che non derivasse danno alla loro conservazione e non ne fosse menomato il pubblico godimento”.
Sul Castello venne posto il vincolo di “importante interesse” e l’obbligo della fruizione pubblica venne limitata alle Torri (contratto di cessione datato 3/11/1933). Le Torri sono state rese fruibili dal 1934. Il diritto di pubblico godimento veniva altresì cristallizzato negli atti di permuta con l’istituzione di una “zona di rispetto” adiacente alla torre del cavaliere, attraverso la quale si accedeva alla parte visitabile dal pubblico. Tale area era ed è tuttora di proprietà comunale, seppur inaccessibile dal pubblico stante la presenza di un cancello.
Trattasi di un bene storico sottoposto alle disposizioni di tutela ministeriale per effetto del “vincolo architettonico” ai sensi della legge n.1089 del 1939 di cui al D.M. 24/5/1955, di conferma dell’interesse “particolarmente importante” già reso noto l’11/4/1935, ma anche sottoposto al vincolo archeologico diretto, stabilito con decreto ministeriale del 18 novembre 2010, per i resti individuati e dichiarati di interesse “particolarmente importante”, che insistono nell’area occupata dal castello medesimo e, in parte, della sua stessa struttura.
Il maniero è stato venduto dagli eredi Carissimo alla Borgo Ducale srl con contratto preliminare Rep. n.17125 del 2/7/2007, atto preparatorio che garantiva l’eventuale diritto di prelazione da parte dello Stato o di altri enti pubblici; prelazione che non avvenne.
Non dovrebbero esserci dubbi circa la conservazione del pubblico godimento del bene in essere al momento della vendita, non potendosi ritenere che la Soprintendenza non fosse a conoscenza che sul bene gravava il vincolo ministeriale di “importante interesse” e l’obbligo della fruizione di cui al contratto del 1933 di cessione e sdemanializzazione dell’immobile.
Fra l’altro, la fruizione pubblica dal 1934 al 2007 ha consentito l’acquisizione da parte del pubblico del diritto di godimento, previsto e tutelato dall’art. 105 del Codice dei Beni Culturali.
La nuova proprietà, ad eccezione di qualche occasione iniziale, ha interrotto il godimento pubblico delle torri. Per il ripristino della fruizione pretende il rilascio da parte del Comune di concessione per attività di ristorazione per eventi e ricevimenti, proponendo, per ultimo, come valorizzazione, un progetto museale con annessi servizi di caffetteria, guardaroba e ristorante, il cui iter è stato interrotto per volere degli stessi proprietari.
La fruibilità pubblica delle Torri del castello non può essere merce di scambio per ottenere dal Comune la concessione per esercitare attività di ristorazione, ovvero cambio di destinazione d’uso.
Non a caso la Giunta Municipale, con deliberazione n. 17 dell’1/2/2013, ritenne di avviare un’azione giudiziaria nei confronti dei proprietari, nonché del Ministero e della Direzione Regionale Puglia dei Beni Culturali, delibera che non è stata mai eseguita né revocata. Tampoco sono state mai assunte altre iniziative a difesa del pubblico interesse, se non pubblici annunci dei Sindaci che si sono alternati su proposte e presunti accordi con la proprietà privata, senza che fosse stato mai assunto alcun atto pubblico di indirizzo dalla Giunta Municipale o dal Consiglio Comunale.
La presente petizione popolare viene proposta ai cittadini per invitare il Sindaco ad esercitare ogni azione possibile (legale ed extragiudiziale) al fine di far valere – per la salvaguardia del pubblico interesse – la conservazione dell’obbligo, e quindi il ripristino del pubblico godimento delle Torri con l’annesso museo, nonché della cripta dei Santi Crisante e Daria, eretta nell’880, ovvero ancor prima del Castello; tutti beni tutelati dal vincolo ministeriale di interesse “particolarmente importante” e per questo di pubblica fruizione.
(a cura di Mimino Schirinzi e Franco Arpa)